22/11/24 ore
Così facendo, l'esecutivo uscente e in carica per gli affari correnti darebbe un contributo alla “tenuta dello stato di diritto”, riscattandosi anche “di fronte a un atto di viltà per non aver voluto approvare il decreto prima del voto"...
Con l'apparizione del manifesto di Provita onlus a Roma, poi fatto rimuovere, e la petizione che chiede che il ministero della salute "diffonda le informazioni relative ai danni che l’aborto può causare alla salute delle donne", non si arrestano le polemiche su un tema ciclicamente caldo. Inevitabilmente, se ne discute anche sul palco del Congresso mondiale sulla libertà di scienza - in svolgimento in questi giorni presso il Parlamento Europeo di Bruxelles.
Nel 2017 si è fatto minor uso della pena di morte nel mondo. A confermarlo il nuovo Rapporto Amnesty International. In particolare, sono state registrate almeno 993 esecuzioni in 23 stati, il 4 per cento in meno rispetto alle 1032 esecuzioni del 2016 e il 39 per cento in meno rispetto alle 1634 del 2015, il più alto numero dal 1989. Anche le condanne a morte emesse - almeno 2591 condanne a morte in 53 stati – si sono ridotte rispetto al numero record di 3117 nel 2016. Tuttavia c'è da tener conto che i dati diffusi non comprendono le condanne a morte e le esecuzioni in Cina, i cui numeri sono considerati segreto di stato.
Il fatto non deve meravigliare. C'era d'aspettarselo. Già con un Parlamento e un Esecutivo a maggioranza (teorica) "garantista" il tortuoso iter aveva trovato ostacoli insormontabili, malgrado ci fossero il tempo e i numeri per archivarie la pratica prima delle nuove elezioni. A maggior ragione con un'assemblea a trazione grillo-leghista, la decisione ostruzionistica e dilatoria di ieri è nella logica delle cose.
La questione diritti umani non è problema altrui o anacronistico, da terzo e quarto mondo. Essa riguarda più che mai le democrazie avanzate, nelle quali “l'ossimoro democrazia illiberale sta diventando un modulo inviadiabile di governo”...
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