Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

26/12/24 ore

Dallas Buyers Club, un inno alla dignità al Festival del Film di Roma


  • Florence Ursino

Era il 1993 quando Jonathan Demme presentò il suo struggente ‘Philadelphia’, affrontando senza sotterfugi l’immonda bestia dell’Aids, il morbo che proprio in quegli anni raggiunse il massimo della sua drammaticità. Venti anni dopo, sul grande schermo del Festival del Film di Roma, troviamo Ron Woodroof, un omofobo, bifolco, ubriacone, puttaniere e razzista americano che, nel 1986, contrae il virus dell’Hiv e, improvvisamente, si ritrova a cambiare pelle, a subire la più grande delle metamorfosi: quella del cuore e della mente, l’unica per cui valga la pena (continuare a) vivere. 

 

Jean-Marc Vallé, regista di ‘C.R.A.Z.Y., firma una pellicola magnetica, costantemente in equilibrio tra la commedia e il dramma, perfetta nei dialoghi, estremamente realistica, in grado di emozionare senza cadere nel solito tranello di facili pietismi.

 

E’ vero pure che ‘Dallas Buyers Club’, in concorso nella kermesse capitolina, può vantare la più che sorprendente, maiuscola performance dello sbalorditivo Matthew McConaughey, ridotto a pelle e ossa per interpretare il suo ingombrante – per scorrettezza, cinismo e ignoranza – personaggio. Quel Ron che, dopo aver ‘spacciato’ in giro per gli Usa – e non solo - un farmaco non approvato, lottò contro il mastodontico sistema farmaceutico americano, reo di imporre solo determinati medicinali, anche se nocivi, a scapito di una ricerca che realmente mirasse alla guarigione.

 

Vallè tratteggia linee e contorni di un uomo, con sincerità, non addolcisce il tratto, non restituisce luce dove c’è l’ombra. E allo stesso modo scava nella carne, ne rivela solchi, liquidi, lividi, pustole; senza imbarazzo.

 

Ron era uno stronzo senza rispetto, poi è carne emaciata seduta su una panchina accanto a un transessuale – un Jared Leto altrettanto incredibile - : scaramucce sorridenti, amicizia, empatia. Niente è forzato, nessun sentimento fa leva su se stesso, tutto si stratifica e ogni livello narrativo è una piccola, onesta, libera, conquista.

 

Non ci sono note stonate: Dallas Buyers Club è un inno alla dignità di chi che non è un eroe, ma solo un fragile uomo in groppa a un toro durante un convulso, pericoloso, adrenalinico rodeo.

 

- Marc'Aurelio d'Oro all'ibrido Tir di F.U.

- Take Five, 'spaghetti gangester' al Festival di F.U. 

- Quod erat demonstrandum, l'eterna lotta fra l'uomo e il sistema di F.U.  

- Out of furnace, senz'anima fuori concorso di F.U. 

- Acrid, le prigioni mentali di affetti instabili di F.U. 

- Lo scheletro lucente de "I corpi estranei" di F.U 

- Her, l'amore visionario di Spike Jonze di F.U. 

- La fredda vita di ‘Sorrow and Joy’ di F.U. 

- A vida invisivel, come ammorbare al Festival del Film di Roma di F.U. 

Entre nos, la ricerca del tempo perduto di F.U.

- Manto Acuifero, messi a disagio di F.U.

- Ben o Degilim – I’m not him, la sfiancante pellicola di Tayfun Pirselimoglu di F.U.


Aggiungi commento