Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

20/04/24 ore

Out of furnace, senz'anima al Festival del Film di Roma


  • Florence Ursino

Russel Baze (Christian Bale) finisce in prigione per un incidente: rilasciato dal carcere dopo qualche anno, torna alla sua vita di indefesso operaio in una fabbrica di acciaio; ma quando il fratello minore (Casey Affleck), appena tornato dal servizio in Iraq, finisce in un losco giro fino a scomparire nel nulla, Russel si mette sulle sue tracce.

 

Ecco la classica pellicola americana fatta di violenza, vendetta, botte e utopie di rendezione. Scott Cooper sceglie il Festival del Film di Roma per presentare, fuori concorso, il suo ‘Out of furnace’, l’ennesimo racconto di un’America cattiva e abbandonata a se stessa, a quel crollo economico e spirituale che tanti, troppi, film hanno già raccontato.

 

La pellicola, perciò, a parte la solita ottima performance di Bale e dell’assassino nato Woody Harrelson, non offre niente di nuovo né dal punto di vista della sceneggiatura, né da quello registico: la narrazione si sviluppa senza particolari sorprese, senza sussulti, seppur minimi, e già alla prima inquadratura si ha la sensazione di sapere perfettamente come andrà a finire la storia.

 

Sebbene si intuisca il vago desiderio di raccontare una nazione frustrata, divisa tra le sue grandi e brillanti città e le sue periferie fatte di fumi tossici, fabbriche avvelenate e uomini che lottano conto l’Ingiustizia perenne, Cooper mette in scena un dramma senza passione, secondo i più banali cliché cinematografici.

 

Uomini in constante equilibrio tra il bene e il male, funamboli sulla traballante corda del sistema a cui sono costretti ad obbedire o contro cui combattono cercando di mitigare il proprio dolore esistenziale. Sicuramente un film onesto e dalle buone intenzioni, interpretato in maniera impeccabile e costruito diligentemente, ma fondamentalmente privo d’anima e d’ambizione: il suo destino sarà. Probabilmente, il girone degli ignavi.

 

- Marc'Aurelio d'Oro all'ibrido Tir di F.U. 

- Take Five, 'spaghetti gangester' al Festival di F.U.

- Quod erat demonstrandum, l'eterna lotta fra l'uomo e il sistema di F.U.

- Acrid, le prigioni mentali di affetti instabili di F.U. 

- Lo scheletro lucente de "I corpi estranei" di F.U.

- Her, l'amore visionario di Spike Jonze di F.U.

- La fredda vita di ‘Sorrow and Joy di F.U. 

- A vida invisivel, come ammorbare al Festival del Film di F.U.

- Entre nos, la ricerca del tempo perduto di F.U.

- Manto Acuifero, messi a disagio di F.U.

- Dallas Buyers Club, un inno alla dignità di F.U.

- Ben o Degilim – I’m not him, la sfiancante pellicola di Tayfun Pirselimoglu   di F.U.

 


Aggiungi commento