“...mi basta una finestra socchiusa, un tremore latteo sul pavimento, un filo di luce dalla porta e io so che è arrivata. E la mia vita povera come quella di tutti, all'improvviso si incendia di dolorosa meravigliosa passione... E il mio cuore batte forte perché lei è tornata. La Luna”.
L'appartamento, la vita di moglie e madre. Niente altro al di fuori di questo. L'incapacità di respirare è forte tra le mura domestiche cariche di silenzi, un tempo amore. Di incomprensioni, dove solo pochi anni prima c'era complicità. L'aria è fuori. Lasciare tutto come unica soluzione. Un figlio e il marito. Lui fino ad allora troppo impegnato per capire il dolore che lo circondava. Uomo d'un tratto solo. Padre. di Anna Concetta Consarino
A destra l’insegna luminosa di un caffè; a sinistra l’insegna luminosa di un hotel; qualche tavolino; lontano la proiezione dipinta del grande edificio. La Banca. Quasi subito lo spazio viene riempito dai personaggi della vicenda. di Anna Concetta Consarino
Il cammino di un popolo, la ricerca peregrinante del significato più recondito dell'essere umano, il racconto purificante del viaggio dentro il perimetro di una prigione. Questo è Exodus, lo spettacolo realizzato dal 'Centro Studi Enrico Maria Salerno' che debutterà il prossimo venerdì 28 settembre al teatro Quirino.
Sotto un fragore di fulmini e lampi entra in scena Giordano Bruno in abito da domenicano. Il saio appare sgualcito, rammendato in vari punti. Calza il suo cappuccio nero e reca sulle spalle un sacco di iuta. Porta in mano vecchi libri, rilegati a pelle. Alterna latino e napoletano. Ha un incedere deciso ma a scatti, come se si fermasse per ricordare qualcosa che rincorre continuamente inquieto. Va al centro, nel bel mezzo di un pavimento-scacchiera. Saltella tra il bianco e il nero, mentre dice: “Ecco la vita. Bianco e nero. La verità è non fermarsi. Sono un filosofo, questo ho voluto essere tutta la vita”.