Una crisi economica senza precedenti dal 1929 in poi, la nostra. La stessa cosa non può dirsi certo per la Germania, che di questo passo potrebbe vivere in futuro momenti di nostalgia per i tempi belli del passato, cioè questi.
Il peggio è passato, l’Italia ce la farà. Un’ondata anomala di ottimismo ha invaso i media da un paio di giorni. È stato Mario Monti a indicare per primo, al meeting di Cl, la luce fuori dal tunnel. A ruota sono seguite le confortanti parole di Corrado Passera, che non ha voluto esser da meno. Poi, ecco il sigillo delle odiate società di rating Moody’s e Fitch, che sono tornate a vedere rosa nel futuro del Belpaese.
Una carestia mondiale sembra stia colpendo in maniera diretta e indiretta gran parte delle aree del globo. Nelle regioni dell’Africa Centrale e Occidentale, secondo quanto riportato da Oxfam International, la scarsità di cibo avrebbe i tratti di una vera e propria crisi umanitaria. Le probabilità che questa diventi mondiale (si stima potrebbe essere la peggiore degli ultimi 5 anni) aumenterebbero se paesi come gli Usa cominciassero a limitare le esportazioni dei prodotti agricoli, accumulando riserve.
Siamo alla vigilia dell’ennesima settimana cruciale per il futuro dell’Euro. Protagonista in negativo è tornata a essere la Grecia, malata cronica, di nuovo con un piede nella fossa dopo la scoperta di un altro rilevante buco (circa 3 miliardi di euro) nel bilancio rispetto alle previsioni di risanamento. Sarà necessario quindi intervenire in qualche modo, forse con altri aiuti.
Se qualcuno ha qualche dubbio sul fatto che la crisi dell’Euro e dei debiti sovrani stia avvantaggiando l’economia tedesca, qualche dato aiuta a chiarire il concetto.
Il supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia informa che a Giugno il debito pubblico italiano ha raggiunto quota massima di 1972,9 miliardi di euro, crescendo di qualche altro miliardo rispetto ai 1966, 3 di maggio. A poco sono quindi fin qui servite le misure lacrime e tasse del governo Monti.
Fra i responsabili della tempesta finanziaria che sta mettendo a dura prova l’economia europea e mondiale si possono annoverare senza dubbio le grandi banche d’affari degli USA, paese dal quale, non dimentichiamolo, è partita la scintilla dei mutui subprime che ha innescato la miccia. Fra queste banche, Goldman Sachs occupa di diritto un posto d’eccellenza, grazie all’uso cinico e spregiudicato di strumenti finanziari derivati che hanno fatto da effetto moltiplicatore della crisi. di Antonio Marulo
Solo due giorni fa la situazione era più o meno questa: Grecia fallita e fuori dall’Europa, Spagna con un piede nella fossa, Italia prossima vittima predestinata; il tutto coronato dal crollo delle borse mondiali e dall’impennata dello spread a livelli berlusconiani.
In rete qualcuno ha rielaborato la questione in modo brutale: stare a casa senza stipendio ma con la salute, o andare a lavorare condannando i nostri figli al cancro? In un modo o nell’altro, la cosa si presenta così alla società e alla politica, dopo la decisione del gip di Taranto di sequestrare sei reparti dell’impianto siderurgico più grande d’Europa, l’Ilva, per le tremende attività inquinanti.
Un’Europa finalmente consapevole delle sfide della globalizzazione Mentre si moltiplicano i boatos sul ritorno a zecche nazionali, con importanti banche che si preparerebbero ad abbandonare l’euro, la risposta alla crisi delle cancellerie europee insiste soltanto sul tasto del rigore e dell’austerità senza nemmeno tentare altre strategie.
"Sappiamo cosa non ha funzionato, non sappiamo dove stiamo andando". Sostanzialmente è questo lo stato della "Crisi che non passa", così come è fotografata nel XVI Rapporto sull'Economia sull'Economia Globale e L'Italia realizzato dal centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi in partnership con Ubi Banca e curato da Mario Deaglio. di Antonio Marulo
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