21/11/24 ore

POESÌ di Rino Mele. L'animale malato



Fu Hegel a definirlo così, e mai parola fu più precisa. Un luminoso sintagma (“l’animale malato”) nel rappresentare le contraddizioni irrisolvibili dell'uomo.

 

******************************

 

 

 

POESÌ di Rino Mele

 

 

L'animale malato

 

Sabato notte in Polonia, a Katowice, siamo stati

ricacciati indietro in una grotta verticale, api 

nere in una bottiglia: due stanche settimane per approvare sfuggenti

regole del clima, un intrico

di consumate parole e lacrimevole fumo 

dentro cui ci ostiniamo, tra strette di mani e sorrisi,

sbagliando porta,

stanza, dove attendere

lo sconosciuto che ci salvi dalla peste, dalla nostra indifferenza,

rimasta

a squittire su un ramo, dietro la maschera della Sfinge.

Tra 196 Stati, la Cina

è apparsa la più europea e l'Europa 

la più lontana. Non sappiamo

evitare l'aumento di emissione dei tossici gas serra: gli Stati Uniti

assenti, l'Europa avvelenata

che in quel veleno dorme, e la Russia si guarda intorno, cerca

orme nella neve. Lo straniero che ci salverà

non appare

dal fondo della strada vuota, nel progressivo

caldo invernale che illude, impedendo di respirare. A Katowice,

soltanto la Cina è rimasta a indicare l'agonia del clima

nella livida superbia occidentale. Intanto,

c'intestardiamo ad aspettare lo straniero che tarda ad arrivare. Viene

da Corinto, zoppica leggermente tanto che la sua ombra

pare danzare. A Tebe 

sconfisse la peste, e la Sfinge, divenne re.

Si chiama Edipo, disperato di fuggire l’oracolo, il linguaggio

degli dei: vi s'avvolgeva dentro e le parole

erano sentieri

che s'allontanavano. Anche noi uccidiamo a ogni quadrivio la nostra

radice, e il corpo

che ci ha generato devastiamo. "Sei tu l'assassino che cerchi", gli dice

cieco, Tiresia. Lo straniero

non era mai uscito dalla città ma, come nei sogni,

sporco del sangue di Laio, il padre, v'era tornato. Strappandosi 

dal suo nome, alla fine s’acceca,

si libera dal vedere 

chi lo guarda,

le cose che continua a urtare e sembrano gridare.

 

______________________________________________________

 

Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 


  

POESÌ di Rino Mele. La donna delle formiche

POESÌ di Rino Mele. Il muro e il respiro che viene meno

POESÌ di Rino Mele. Quei pastori che l'hanno rapita sono usciti anche loro dal buio della nostra storia

- POESÌ di Rino Mele. Vortici e trombe d’aria, prove d’orchestra, della fine

POESÌ di Rino Mele. La povertà crocifissa

POESÌ di Rino Mele. Il puro albero di un orto cui s'impiccò Giuda

POESÌ di Rino Mele. Il feroce colore del ghiaccio

POESÌ di Rino Mele. Il tempo riflesso in uno specchio

- POESÌ di Rino Mele. Il disamore del giorno