Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

18/04/24 ore

POESÌ di Rino Mele. La nudità



La nudità è una categoria cara a Meister Eckhart filosofo e mistico (1260-1328) tanto da giungere, nella “Glossa sulla più alta gioia”, a indicare il rispecchiarsi della mens purificata, dell’anima, in Dio come l’incontro tra due nudità: “Allora la nudità risplende contro la nudità”.

 

 

*********************************

 

 

 

 

POESÌ di Rino Mele

  

 

La nudità

 

 

Nascondiamo il terrore e l’ansia di tornare nel nulla

da cui siamo nati, festeggiando il Natale.

Tra le pecore del presepe

corrono i lupi, scannano il silenzio degli agnelli,

ne smorzano il pianto. Le pecore

belano guardandosi intorno, gemono

pietà. Intanto le stelle scendono come un sipario. Erode

chiede di sapere, vuole notizie precise, documenti, fotografie

dell'eccidio, gli elenchi, stanco

d’aspettare. Le notizie vaghe lo fanno vomitare, s'alza

a scatti, gira lungo le pareti della stanza, fa oscurare le finestre,

esige che siano di nuove aperte.

Ha fatto esaminare le grotte, le stalle, i dirupi, ha voluto

che si bruciassero le capanne, dentro una di esse v’erano

accette legate

con le spine, corde lunghe e strette

come il sentiero di un racconto. Nel presepe

c'è sempre una lavandaia, l'uomo delle caldarroste, angeli e soldati

che si scambiano le ali e le spade.

In un angolo, un fiume di vetro

torna su se stesso sulla riva sporca di catrame. Su un ponte

di carta un cavallo

di gesso è legato. Più lontano - nel presepe

non si vede - c'è il Golgota, una collina senza erbe, alberi, 

solo sterpi, sulla cima tre croci

proiettano l'ombra chiara che gioca col sole.

I re magi parlano a un bambino,

esterrefatti.

Passa un carro colmo di fieno, si ferma, rompono l'aria i corvi

dalle larghe ali, Giuseppe e Maria vanno via, in fretta,

i magi fanno un largo giro,

scambiano occhiate con Erode, l'ingannano.

Qualcuno s’avvicina al presepe, stende i pastori sul verde perché

guardino in alto,

vedano la cometa, poi volge i cavalli

al contrario. Maria sulla collina

si ferma là dove il figlio sarà innalzato, stracciato, nelle mani

e nei piedi, irriso, sputato, è sola

ad aspettare che la notte finisca nel bianco, il colore

del sonno quando scompare.

 

______________________________________________________

 

 

Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

 

 

POESÌ di Rino Mele. La donna delle formiche

POESÌ di Rino Mele. Il muro e il respiro che viene meno

POESÌ di Rino Mele. Quei pastori che l'hanno rapita sono usciti anche loro dal buio della nostra storia

POESÌ di Rino Mele. Vortici e trombe d’aria, prove d’orchestra, della fine

POESÌ di Rino Mele. La povertà crocifissa

POESÌ di Rino Mele. Il puro albero di un orto cui s'impiccò Giuda

POESÌ di Rino Mele. Il feroce colore del ghiaccio

POESÌ di Rino Mele. Il tempo riflesso in uno specchio

POESÌ di Rino Mele. Il disamore del giorno 

POESÌ di Rino Mele. L'animale malato