La nudità è una categoria cara a Meister Eckhart filosofo e mistico (1260-1328) tanto da giungere, nella “Glossa sulla più alta gioia”, a indicare il rispecchiarsi della mens purificata, dell’anima, in Dio come l’incontro tra due nudità: “Allora la nudità risplende contro la nudità”.
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POESÌ di Rino Mele
La nudità
Nascondiamo il terrore e l’ansia di tornare nel nulla
da cui siamo nati, festeggiando il Natale.
Tra le pecore del presepe
corrono i lupi, scannano il silenzio degli agnelli,
ne smorzano il pianto. Le pecore
belano guardandosi intorno, gemono
pietà. Intanto le stelle scendono come un sipario. Erode
chiede di sapere, vuole notizie precise, documenti, fotografie
dell'eccidio, gli elenchi, stanco
d’aspettare. Le notizie vaghe lo fanno vomitare, s'alza
a scatti, gira lungo le pareti della stanza, fa oscurare le finestre,
esige che siano di nuove aperte.
Ha fatto esaminare le grotte, le stalle, i dirupi, ha voluto
che si bruciassero le capanne, dentro una di esse v’erano
accette legate
con le spine, corde lunghe e strette
come il sentiero di un racconto. Nel presepe
c'è sempre una lavandaia, l'uomo delle caldarroste, angeli e soldati
che si scambiano le ali e le spade.
In un angolo, un fiume di vetro
torna su se stesso sulla riva sporca di catrame. Su un ponte
di carta un cavallo
di gesso è legato. Più lontano - nel presepe
non si vede - c'è il Golgota, una collina senza erbe, alberi,
solo sterpi, sulla cima tre croci
proiettano l'ombra chiara che gioca col sole.
I re magi parlano a un bambino,
esterrefatti.
Passa un carro colmo di fieno, si ferma, rompono l'aria i corvi
dalle larghe ali, Giuseppe e Maria vanno via, in fretta,
i magi fanno un largo giro,
scambiano occhiate con Erode, l'ingannano.
Qualcuno s’avvicina al presepe, stende i pastori sul verde perché
guardino in alto,
vedano la cometa, poi volge i cavalli
al contrario. Maria sulla collina
si ferma là dove il figlio sarà innalzato, stracciato, nelle mani
e nei piedi, irriso, sputato, è sola
ad aspettare che la notte finisca nel bianco, il colore
del sonno quando scompare.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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