“Antropocene” è una parola ideata dal premio Nobel per la chimica, Paul Crutzen. Antropocene indica la fase in cui il dominio dell’uomo sulla terra s’è fatto sentire nel modo più devastante e cupamente irreversibile. Lewis e Maslin (Il pianeta umano. Come abbiamo creato l’Antropocene, edizioni Einaudi) dice: “Con la conquista delle Americhe si affermarono il mercantilismo capitalista, il colonialismo, l’industria finanziaria che sosteneva le missioni navali. E la grande disponibilità di materie prime e merci che arrivarono dall’altra sponda dell’Atlantico creò le condizioni adatte per la Rivoluzione industriale”. Prima delle stesse forze apparentemente inarrestabili dell'economia è stata, col suo orrore, la Seconda Guerra Mondiale a rendere veloci e violenti i processi di globalizzazione. Nel commentare il libro, Giuliano Aluffi precisa: “È stata l’ulteriore spinta globalizzatrice post-Seconda Guerra Mondale a portarci al mondo assediato dai gas serra di oggi”. Ma tutto avviene come in un’astrale distanza, la distruzione e lo scempio, la violenza ripetuta e lo sgomento, il nubifragio per chi non ha casa. (il mio paese è tra le radici delle montagne nell'ellisse di un altopiano, il Vallo di Diano, tra Cilento e Lucania).
POESÌ di Rino Mele
Rustedda
Non riusciamo a sostenere le ondate di orrore che non danno pace,
il male che si moltiplica mentre accade
e lo troviamo così vicino da non riuscire a sfuggire l'odore del sangue,
l'urlo della vittima
quando cade.
Fingiamo di vedere
oltre la nostra miopia sociale, restiamo incollati al peso delle mani: come
non fossero nostre
quando fanno ad altri del male. La guerra
da poco era finita e solchi vuoti segnavano il mio paese,
vuoti
come solchi: erano i morti, gli insepolti e della guerra
i dispersi
di cui non si sapeva niente, corpi sottili incapaci di comunicare.
Poi, un giorno,
era ormai il 1947, a una piccola madre che quel suo solo figlio
continuava ad aspettare arrivò una lettera
dall’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche: per lei era un dolore
pensare quell’infinita pianura
di neve, si mordeva strappandosi le vesti nel capovolto cielo
da cui era impossibile scampare.
Abitava la strada che, come le dita nell'artrosi delle sue mani, saliva
torcendosi verso la Rustedda, le case povere del paese,
il fiume di pietra del Lavinaio.
Dopo questa lettera del figlio ritenuto morto, tutto si stravolse
e arse come a Pasqua
il Risorto. Era inverno, il fuoco strideva nel triangolo del camino e lei,
con movimenti compulsivi, riponeva
e mostrava la lettera che aveva imparato a memoria
e non aveva letto.
Tutti andarono a farle festa: era tornata a vivere, rideva all'improvviso,
offriva un rosolio più verde
delle ortiche (le fotografie del figlio vestito da soldato avvolte
nel fazzoletto).
La catastrofe della guerra sembrò sciogliersi
in quella stanza fredda, con la finestra
che il vento
improvvisamente apriva. Parlavano i morti nello spezzarsi dei rami nel
fuoco,
c’era un silenzio mai udito e, lontano, il più nascosto pianto.
________________________________________________________
Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
- POESÌ di Rino Mele. La donna delle formiche
- POESÌdi Rino Mele. Il muro e il respiro che viene meno
- POESÌ di Rino Mele. Vortici e trombe d’aria, prove d’orchestra, della fine
- POESÌ di Rino Mele. La povertà crocifissa
- POESÌ di Rino Mele. Il puro albero di un orto cui s'impiccò Giuda
- POESÌ di Rino Mele. Il feroce colore del ghiaccio
- POESÌ di Rino Mele. Il tempo riflesso in uno specchio
- POESÌ di Rino Mele. Il disamore del giorno
- POESÌ di Rino Mele. L'animale malato
- POESÌ di Rino Mele. La nudità
- POESÌ di Rino Mele. Corpo felice
- POESÌ di Rino Mele. Geometria del piacere
- POESÌ di Rino Mele. Sea Watch
- POESÌ di Rino Mele. Suicidio per attraversare un troppo stretto confine
- POESÌ di Rino Mele. La scomparsa di passeri e usignoli
- POESÌ di Rino Mele. Ilpassato remoto in cui naufraga Leopardi
- POESÌdi Rino Mele. Lady Sham
- POESÌ di Rino Mele. La parola che risale il futuro
- POESÌ di Rino Mele. La madre e la morte
- POESÌ diRino Mele. Far morire l’inatteso ospite
- POESÌ di Rino Mele. Un giorno non sapremo più parlare