Un po’ tutti i soggetti politici di questa crisi di governo devono affrontare un dilemma di natura tattica: meglio una guerra lampo o di posizione? La Lega di Salvini, dopo aver denunciato l’inerzia in cui il governo Conte si era arenato, è sembrata optare per la prima soluzione: puntare rapidamente al voto e capitalizzare l’aumento di consensi registrato alle europee... di Luigi O. Rintallo
Proprio così, una crisi più grossa del previsto, un po' da parte di tutti. Certo, Salvini ne esce con una sconfitta, e non di poco conto, ma anche con la possibilità di rientrare in campo, in quanto la soluzione della crisi non sta nella ricomposizione di un governo qualsiasi pur di non tornare alle elezioni (per quanti in un nuova consultazione popolare hanno molto o poco da perdere), ma richiede il formarsi (quanto meno) della consapevolezza che la crisi attuale è il risultato ultimo del percorso politico dell’Italia e dell’Europa del secondo dopoguerra, una storia che non può essere ignorata. di Silvio Pergameno
Secondo i riti, invero ormai anacronistici e superati dal ritmo che viviamo, il Capo dello Stato procede alle consultazioni dei rappresentanti politici per risolvere la crisi del governo presieduto da Giuseppe Conte. Sui media ci si sbizzarrisce nel prefigurare i possibili esiti, ma va riconosciuto come la situazione determinatasi permette se non altro di delineare con maggiore nettezza i contorni dello scenario politico italiano. di Luigi O. Rintallo
Mentre la platea politico-mediatica attende i riflessi politici del discorso del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, tappa interlocutoria dellacrisi in corso, è opportuno soffermarsi sul rapporto tra rappresentanza politica e consenso. Se lo facciamo considerando un periodo ampio, che inizia almeno dalla metà degli anni Settanta, scopriamo alcuni caratteri costanti che rivelano il manifestarsi di un problematico divario fra le domande emergenti nel Paese e le scelte operate dai gruppi dirigenti, siano essi politici o economico-amministrativi. di Luigi O. Rintallo
Parlare di “suicidio politico” di Salvini, nel caso di un suo ripensamento sulla crisi, come fa l’ex ministro del PD Graziano Del Rio, già sindaco per nove anni di Reggio Emilia, significa dimostrare di non avere chiari i caratteri della situazione politica e sociale che viviamo. Confermando la storica disposizione a definirsi solo come antitesi rispetto all’avversario prescelto, dal PD finora non giunge alcun contributo serio alla comprensione dei motivi per cui nell’arco di quattro anni si sia dimezzata la percentuale dei consensi fra gli elettori. di Luigi O. Rintallo
L’acceso scontro, a colpi di tweet, tra Giuliano Ferrara e Pierluigi Battista può dirsi rivelatore. Nel senso che fa scoprire aspetti significativi del momento politico che stiamo vivendo, dopo l’apertura della crisi all’interno della maggioranza di governo. Sulla scelta del voto subito o del suo rinvio, si sono distinti i due giornalisti: Ferrara si dichiara contrario al voto e punta a un governo “istituzionale”, che inchiodi Salvini alla sua percentuale del 17% nell’attuale Parlamento escludendolo dai giochi, mentre Battista è per ridare la parola alle urne. di Luigi O. Rintallo
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