Enrico Letta ha sciolto la riserva e ha presentato la lista dei ministri del suo governo. Fra questi, a sorpresa, il nome dell'esponente radicale, alla quale è stato assegnato il Ministero degli Esteri.
Si dice Enrico Letta, si scrive Sinistra democristiana, Beniamino Andreatta, Arel, Romano Prodi, Commissione Trilaterale, Aspen Istitute, “Zio Gianni”. Sono queste infatti le parole chiave - i tag – da ricercare per saperne di più dell’ex enfant prodige della politica italiana che ha il difficile incarico di formare un governo "di servizio" ed evitare lo scioglimento delle Camere.
Nell'autunno del 2004 Quaderni Radicali lo intervistò su spesa pubblica, tasse, art. 18, concertazione, Alitalia, Fiat. L'attualità di allora che è anche quella di oggi, a conferma che in Italia poco o nulla è cambiato.
Dopo la settimana di fuoco “presidenziale”, domani si terrà la direzione nazionale del Partito Democratico che dovrà decidere chi guiderà fino al congresso il partito, ormai in assoluto disfacimento. A spiccare non sono solo lotte tra correnti, ma perfino tensioni all’interno delle stesse fazioni in conflitto.
A ogni bastonata un applauso scrosciante. Così Giorgio Napolitano nel suo discorso d’insediamento certifica la totale prostrazione di un Parlamento impotente che alla fine ha deciso di rimettersi nelle mani del Capo dello Stato rieletto.
Mai dire mai. Sembra una frase fatta, ma calza a pennello su Giorgio Napolitano. Fino all’altro giorno il Presidente uscente aveva infatti ribadito il no all’ipotesi di bissare. Poi, però, dopo la drammatica giornata di ieri e il pellegrinaggio di questa mattina al Colle dei principali partiti, si è lasciato convincere e ha accettato la ricandidatura. Ne è seguita, alla sesta votazione, la sua rielezione alla Presidenza della Repubblica con 738 voti contro i 217 andati a Stefano Rodotà.
E sì, Il Pd ha attivato davvero il dispositivo di autodistruzione. Almeno questo dice la seconda drammatica giornata di elezioni presidenziali, che ha visto Romano Prodi, molto di più di Franco Marini, letteralmente impallinato dai franchi tiratori.
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