di Francesca Paci
L’Egitto è di nuovo nella tempesta dopo gli scontri tra manifestanti, polizia, tifosi e sostenitori dei partiti islamisti al potere che ormai da una settimana continuano a uccidere al Cairo, Suez, Port Said. Ieri il presidente Morsi è rientrato in anticipo dalla visita in Germania proprio per seguire da vicino gli sviluppi della crisi mentre Fitch declassava i bond e oltre mille agenti delle forze di sicurezza si rifiutavano di andare in strada per la carenza di equipaggiamento.
di Angelo Panebianco (dal Corriere della Sera)
Più che gli economisti, al capezzale dell'Italia, servirebbero gli psicologi. La ripresa dei consumi interni, senza la quale non si esce dalla fase recessiva, è bloccata da una generalizzata crisi di fiducia, da aspettative negative sulle condizioni future. La campagna elettorale in corso non sta fornendo rimedi per modificare questi atteggiamenti.
La vera causa della sfiducia nel futuro non è presente, se non marginalmente, fra i temi della campagna elettorale. Essa consiste nell'aggravamento - dovuto alla crisi economica - della tradizionale diffidenza dei cittadini nei confronti dello Stato, una diffidenza che, a sua volta, alimenta le aspettative negative di ciascuno sul (proprio) futuro.
I politici parlano di «riforme» ma fingono di non sapere che lo Stato italiano è fin qui risultato irriformabile e che di tale irriformabilità c'è ormai generale consapevolezza. Pesano sia le nostre immarcescibili tradizioni amministrative sia tanti errori commessi, nel corso del tempo, dai governi (da tutti i governi).
Prendiamo l'ultimo esempio: il Redditometro. Non ha importanza che adesso si dica che verrà applicato in modo blando. La frittata è fatta. Basta infatti leggere di che si tratta per chiedersi: «Ma in che mani siamo? Come ci si potrà mai fidare di uno Stato simile?». Bisognerebbe domandare a coloro che hanno materialmente compilato il Redditometro: «Ma voi, in coscienza, vi fidereste di voi stessi?».
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Prosegue la singolar tenzone fra Luigi De Magistris e Roberto Saviano. L’autore di Gomorra, dopo aver sostenuto l’ex magistrato nella sua candidatura a Sindaco Napoli e a un anno e mezzo dall’investitura, si sente tradito nelle sue aspettative.
Della nuova e rivoluzionaria prigione di Halden in Norvegia, aperta lo scorso 8 aprile, si era parlato in tutto il mondo con la superficialità e la demagogia tipica degli approcci giornalistici a questo tema: “prigione a cinque stelle”.
Fiumi di parole, polemiche, reciproche accuse, propaganda perlopiù elettorale. Il tutto basato su una notizia che non è tale, sul niente. Accade spesso, oggi ancora di più rispetto al passato grazie all’effetto moltiplicatore del web. L’ultimo caso ha avuto come protagonista l’IMU e la presunta bocciature da parte dell’Unione Europea, che ha occupato le home page dei giornali di ieri, i quotidiani cartacei di oggi, per non parlare di tv talk e tg.
di Federica Cedro (da Affari Internazionali)
Il XVIII Congresso del Partito comunista cinese ha aperto un nuovo capitolo nella storia della Repubblica popolare cinese (Rpc): dopo la transizione economica avviata da Deng Xiaoping alla fine degli anni Settanta si assiste oggi ad una mutazione dell’intero impianto politico cinese. Vera transizione o rivisitazione della vecchia guardia?
di Conchita Sannino (da “la Repubblica Napoli”)
Stavolta Roberto Saviano non nomina il sindaco, ma gliele canta senza mezzi termini, puntando al profilo del suo impegno politico. «È sempre stato così: il rivoluzionario al potere è il più zelante dei reazionari», affonda. Poi con parole nette e pesanti — impensabili fino a poco più di un anno fa — infilza Luigi de Magistris: «La cattiva politica fa tanti danni ma passa. Il racconto antimafia, e l’azione che genera, no». Replica al vetriolo di Luigi de Magistris: «Lo scrittore sta parlando molto di Napoli ultimamente, vediamo se si tratta di uno schieramento elettorale». Infine, la provocazione: «I diritti televisivi, almeno una parte di questi milioni, li diano alle associazioni». Tradotto: caro Saviano, lascia qui una parte dei tuoi proventi.
di Patrizio Gonnella (da "il manifesto")*
Fall Alioune è in galera a Rebibbia per scontare dodici anni di carcere cumulati per avere venduto cd contraffatti. Carlo Saturno si è impiccato nel carcere di Bari dopo avere denunciato gli agenti che lo avevano pestato quando era nell'istituto per minori di Lecce. Stefano Frapporti viene arrestato a Rovigo con l'accusa di spaccio e morirà qualche giorno dopo in galera. Marco Pannella sta mettendo in gioco il proprio corpo e la propria vita nel loro nome, ma anche in nome del diritto, dei diritti fondamentali, della legalità costituzionale.
di Stefano Folli
(da ilsole24ore.com)
Marco Pannella si sta spegnendo in una clinica romana, combattendo con gli strumenti di sempre, in modo irriducibile, la sua battaglia civile. E gli strumenti sono la tortura inflitta al suo corpo, simbolo in questo caso delle torture carcerarie e più in generale della richiesta di giustizia per la quale il leader radicale, a 82 anni, non cessa di fare udire una voce sempre più debole. È una tragedia che si avvicina al suo esito fatale.
Ha mangiato due mandarini per ringraziare Mario Monti, un menù da galera, forse in onore dei detenuti per i quali si batte. E così Marco Pannella ci ha regalato pure un sorriso, anche se per ricominciare davvero a bere e a mangiare vorrebbe qualche nome, Vasco Rossi per esempio, "che però non sta bene e ha paura di non essere capace", e "Umberto Veronesi e Franco Battiato e Roberto Saviano e poi ci sono tanti giornalisti, scienziati, cantanti come Celentano e i fratelli Bennato, e gli artisti..., ma non ho voglia di fare lunghi elenchi". di Francesco Merlo (da repubblica.it)
di Paolo Mastrolilli
Il dominio occidentale sul mondo è solo un ricordo. Il futuro, visto da un rapporto dell’intelligence americana, sistema l’Asia al centro del nostro universo. L’Italia, a sorpresa, riesce ancora a contare più di quanto pesi, ma è un vantaggio di posizione che siamo destinati a perdere.