Yigal Carmon conosce e scandaglia l'opinione pubblica araba da quando era consigliere per l'antiterrorismo dei primi ministri Yitzhak Shamir e Yitzhak Rabin. Il presidente del Middle East Media Research Institute (Memri), come tutti, spera nella “storica alba” trumpiana per il Medio Oriente, ma se deve scegliere una metafora per il piano di pace per Gaza: " È come la gruviera, pieno di buchi enormi. Punti critici che possono far continuare la guerra su differenti livelli”… di Fabiana Magrì (da La Stampa)
Il lettore che avesse la curiosità e la pazienza (tendente a infinito) di navigare negli account ufficiali della Global Sumud Flotilla e in quelli che rilanciano informazioni, spesso non verificabili, sulla spedizione pro Pal verso Gaza – l’account Instagram da due milioni di follower globalsumudflotilla o globalmovementtogazaitalia e altri ancora – rimarrebbe colpito da una particolarità. A parte una certa prevedibile autoreferenzialità dei commenti e dei video postati (l’effetto-testimonianza di giornalisti attivisti à la Saverio Tommasi di Fanpage) spesso le news rilanciano informazioni provenienti da account e siti conosciuti, e non da ora, per il loro posizionamento propagandista in favore della Russia, o della Cina di Xi Jinping… di Maurizio Crippa (Il Foglio)
Il "processo del secolo" in Vaticano ha avuto tutto: in parte thriller di Dan Brown, in parte dramma legale di John Grisham, in parte tragicommedia shakespeariana di basso livello. Il giallo finanziario sul fallito investimento da 350 milioni di euro della Santa Sede in una proprietà londinese si è distinto per il suo cast surreale di personaggi e per la denuncia di vendette vaticane, spionaggio e persino pagamenti di riscatti papali a militanti islamici. Il processo d'appello che si apre lunedì potrebbe essere altrettanto esplosivo. PERCHÉ È IMPORTANTE: Le udienze potrebbero rivelare ancora più rivelazioni indesiderate sui meccanismi interni del Vaticano, inclusi dettagli sul ruolo diretto di Papa Francesco in tutta questa sordida vicenda. Questo perché migliaia di pagine di messaggi di testo privati tra i protagonisti sono recentemente diventate pubbliche… di Nicole Winfield (The Associated Press)
Tu dici, caro Adriano, che l’antisemitismo trionfa e che Israele barcolla. Aggiungi che Tom Friedman l’aveva detto: non entrate a Gaza. Ma dimentichi che nello stesso articolo aveva aggiunto, dopo ragionamenti deboli sullo sbocco politico eventuale di un rilancio della politica dei due popoli e dei due stati: c’è forse un’alternativa, ma io non la conosco. Le tragedie sono la mancanza di un’alternativa, l’inevitabilità. Avevano provato a lasciare che il Qatar finanziasse Hamas in abbondanza, per tenerla buona. Calcolo che si è rivelato tragicamente sbagliato e ha portato alla piccola Shoah di Nir Oz e del festival Supernova. Avevano tollerato che i D’Alema d’Europa andassero a braccetto con Hezbollah, il partito di Dio al servizio dei mullah di Teheran, altro calcolo sbagliato che ha liquidato il Libano e aperto il fronte del Nord… di Giuliano Ferrara (da Il Foglio)
A questo punto della storia, «Israele non farebbe contro l’Iran una mossa che non sia accettata da Trump. Per questo motivo, l’ayatollah Ali Khamenei non è stato ucciso. Le parole di Anna Mahjar-Barducci, capo ricercatore del “Memri”, cadono in un momento cruciale. Autrice di interventi per testate internazionali tra cui l’israeliano “Haaretz”, la studiosa italo-marocchina da Gerusalemme guida le analisi dell’Istituto di ricerca sui media del Medio Oriente. Un centro che tra i suoi consiglieri ha almeno due ex capi della Cia, e poi imam, docenti universitari, esponenti dell’ebraismo, della Chiesa cattolica, ex premier di diversi Paesi. Il fondatore è Yigal Carmon, una leggenda tra gli agenti segreti israeliani, fra l’altro consigliere di Yitzhak Rabin, il leader israeliano insignito nel ‘94 con il Nobel per la Pace e assassinato il 4 novembre 1995 da un fanatico dell’ultradestra ebraica. Il Memri, inascoltato, aveva previsto con largo anticipo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023… di Nello Scavo (da Avvenire)
Non nega il contraddittorio Yigal Carmon, anima dell’informatissimo Middle East Media Research Institute (MEMRI) ed ex consigliere antiterrorismo di diversi governi israeliani. La guerra che spegne Gaza e indigna l’Ue? Telefonare ad Hamas. L’antisemitismo in Occidente? Un israeliano oggi si sente più sicuro a Dubai che a Parigi. Il pivot to Golfo dell’amico americano? Nulla è perduto, fuorché – s’intuisce – la fiducia nella pace… di Francesca Paci (La Stampa)
Docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma, Lucetta Scaraffia ha collaborato per anni al quotidiano L'Osservatore Romano e ha scritto decine di libri sulla storia della Chiesa. Non ha mai nascosto lo scarso entusiasmo nei confronti del pontificato di Francesco, che ha definito addirittura «una catastrofe per la Chiesa in Europa e nel mondo», denunciandone in particolare le pratiche di governo autoritario di un «papa re» e le scorciatoie decisionistiche, e ravvisando confusione nelle sue ipotesi di riforma… Tutte le questioni sono rimaste aperte, perché tutte le proposte di cambiamento che ha fatto Francesco sono state espresse a voce, ma non hanno avuto conseguenze reali, non sono diventate nuovi catechismi, nuove regole morali… di Paolo Bianchi (da il Giornale)
Se per il Papa il 7 ottobre è la data di un incidente della resistenza dei poveri alla quale è seguito un genocidio perpetrato dallo stato ebraico, affari suoi. Bisogna sperare che si levino voci persuasive a difendere il diritto della chiesa a proclamare: non in mio nome. Ammicca alla teoria infame del genocidio, e altre bassezze, si accoda agli aspiranti carcerieri del capo del governo di Israele, perché Netanyahu non rispetta i diritti umani, e fa tutto questo a colloquio con una autorità accademica iraniana, dicasi iraniana. Le linee rosse le ha passate tutte, e malamente… di Giuliano Ferrara (da Il Foglio)
Bisognerebbe uscire immediatamente dalla giurisdizione, o meglio dalle grinfie, di quella Corte di svitati che ha dato retta a Karim Khan, il procuratore scozzese capace di chiedere e ottenere un mandato d’arresto per il premier e il ministro della Difesa israeliani, Netanyahu e Gallant, alla pari di tre capi terroristi (Sinwar, Haniyeh e Deif) uccisi in una giusta guerra di autodifesa che, al di là delle differenze politiche anche forsennate, unisce il popolo e le istituzioni di un piccolo stato-rifugio che si batte con le unghie e con i denti per la sua sopravvivenza… di Giuliano Ferrara (da Il Foglio)
Le eleganti attrici e gli attori alla moda che sul red carpet veneziano recitano con “il volantino a ventaglio” il logoro copione di quella farsa tragica del boicottaggio del cinema israeliano genialmente definito da Andrea Minuz “From the river to Laguna”, non sanno niente, e la loro ignoranza è pari solo alla loro prosopopea... di Pierluigi Battista (da Huffington post Italia)
Mettere in nome del popolo le certezze non dimostrate di un’accusa al di sopra della sovranità democratica. Non si era mai vista una didascalia così nitida di un ricatto giudiziario. Cosa ci dice il caso Toti, dimissioni comprese… di Giuliano Ferrara (da Il Foglio)