Negli anni che seguirono la Seconda guerra mondiale, i Paesi sconfitti e che avevano anche subito le più pesanti distruzioni, Germania, Giappone, Italia, conobbero uno sviluppo economico più elevato dei vincitori di quella guerra. Si chiama «effetto Fenice»: la mitica creatura che risorge dalle proprie ceneri. È lecito sperare che alla rapidissima distruzione del tessuto economico prodotta dal coronavirus segua un’altrettanto rapida ricostruzione. di Angelo Panebianco (da Corriere della Sera)
L’Europa è sospesa, a voler esser benevoli, e l’Italia è nella tenaglia. L’Europa è sospesa tra Mes, Bei, Sure e i fantomatici “coronabond” nell’infinita riunione online dell'Eurogruppo. Sigle per esperti in cui il cittadino si perde e infatti i sondaggi vedono dilatarsi la sfiducia verso l’Unione… di Stefano Folli (da La Repubblica)
Il dibattito sugli strumenti più appropriati per combattere la crisi economica europea procurata dalla pandemia si intensifica anche in Germania, il paese capofila del fronte rigorista composto sommariamente dagli Stati del nord (ma da questo schieramento si sarebbero sfilate già le piccole repubbliche baltiche). Rispetto alla precedente crisi dell’euro, il panorama delle posizioni tedesche appare più frastagliato e non mancano le critiche alla linea del governo. Insomma, il confronto è aperto ed è un buon segno, perché sul fronte di chi chiede un’inversione di rotta ad Angela Merkel vi sono anche economisti e politici di peso e organi di stampa che fanno opinione… di Pierluigi Mennitti * (da Start Magazine)
L’attesissima teleconferenza del Consiglio europeo non ha concluso nulla e ciò potrebbe avere conseguenze drammatiche. I massimi responsabili della politica europea hanno discusso per sei ore su cosa fare per alleviare le conseguenze negative della più grave crisi del dopoguerra e hanno deciso di rinviare ogni decisione a una riunione dei ministri delle Finanze che si svolgerà fra quindici giorni. di Romano Prodi (da Il Mattino)
Tutti coloro che per lunghi anni hanno creduto nell'Europa oggi devono cerchiare la data sul calendario con un lapis nero, in mancanza del sassolino ugualmente nero usato dagli antichi romani per segnalare i giorni funesti. E la ragione va cercata a Berlino. Lì, nella capitale della nazione egemonica in Europa, il perno dell’architettura economica e istituzionale su cui si regge l'Unione, lì si è deciso di cancellare in un attimo la convenzione di Schengen, ideata circa trent'anni fa per consentire la libera circolazione di persone e cose tra Paesi che si erano combattuti per secoli. di Stefano Folli (da la Repubblica)
Fang Fang, pseudonimo di Wang Fang, poetessa e autrice televisiva cinese, ha pubblicato un blog, sul sito in lingua cinese di Caixin (una delle fonti indipendenti e più autorevoli all’interno della Cina sulla questione del coronavirus), così come scrive la newsletter del PRNTT, in cui attacca “l’arroganza” dei principali funzionari governativi nella città centrale di Wuhan, dopo il loro annuncio di organizzare una cosiddetta “educazione alla gratitudine” per assicurare che i residenti locali ringrazino adeguatamente il Partito comunista per il controllo dell’epidemia del coronavirus che, secondo i dati ufficiali, finora ha ucciso quasi 2.500 persone nella città. L’articolo di Fang sostiene che piuttosto di sollecitare le lodi dai cittadini, i funzionari cinesi dovrebbero ringraziare gli operatori sanitari del paese, i pazienti malati e le famiglie in lutto per il loro sacrificio, la loro moderazione e cooperazione in mezzo a una grave tragedia umana. di Fang Fang (da Caixin)
La decisione del Pd di approvare l’emendamento soppressivo della proposta di legge Costa sulla prescrizione, cioè di lasciare le cose come stanno allineandosi al giustizialismo grillino, ci induce a due considerazioni, l’una giuridica e l’altra politica: ed entrambe sono considerazioni amare. Sotto il profilo giuridico, la nuova legge sulla prescrizione è una mostruosità indegna di un paese civile. Prima di tutto è di dubbia costituzionalità, perché allungando i tempi dei giudizi confligge con il principio della loro durata ragionevole. In secondo luogo è afflittiva per le vittime, che vedranno i risarcimenti rinviati di anni e forse di decenni, al momento della sentenza definitiva. E infine è disonorevole per lo stesso governo, che aveva solennemente promesso di introdurla unitamente alla riforma diretta a rendere i processi più rapidi… di Carlo Nordio (da Il Mattino)
Da anni l’Italia è in attesa di qualcosa di nuovo. Sono anni che aspettiamo qualcuno — un uomo, una donna, un’idea, un partito, un movimento, un governo — in grado di interrompere la girandola del nulla che è diventata la nostra vita politica e di resuscitare lo Stato in via di decomposizione nel quale ci tocca vivere. Qualcuno che sia capace di decidere, di cambiare, di controllare, di sanzionare. Non con il manganello e l’olio di ricino, naturalmente: bensì con gli strumenti di una democrazia governante, che non ci siamo mai curati di apprestare, o che abbiamo lasciato andare in malora, o di cui ci siamo stupidamente spogliati. di Ernesto Galli della Loggia (da Corriere della Sera)
L’altro giorno, alla presentazione del “Bilancio di responsabilità sociale 2018 degli uffici giudiziari milanesi”, il capo della Procura della Repubblica di Milano, Francesco Greco, ha detto che il suo ufficio è impegnato a combattere il “circolo vizioso” determinato dalla corruzione internazionale, una pratica “che ha sostenuto regimi corrotti e dittatoriali”e “che incide direttamente o indirettamente sulla popolazione dei Paesi coinvolti”. di Iuri Maria Prado (da Il Dubbio)
Non è la prima volta che un governo di coalizione boccheggia davanti agli scogli della legge di bilancio, come insegna la storia della Prima e un po’ anche della cosiddetta Seconda Repubblica. E non è la prima volta che le settimane di fine anno si annunciano tormentate, quando il testo del faticoso compromesso (ieri sera in alto mare) arriverà in Parlamento. Tuttavia è la prima volta che un esecutivo appena nato — meno di due mesi fa — risulta essere così sfilacciato, privo di qualsiasi collante politico, non diciamo di un’idea condivisa del futuro. di Stefano Folli (da La Repubblica)
Oggi mi chiedevo – per l’ennesima volta – come mai, sempre più spesso, il peggio della comunicazione social trovi ospitalità sui grandi siti web editoriali. I quali, anche per questa ragione, sono ormai diventati un ricettacolo di pettegolezzi e notizie irrilevanti aggiornato 24 ore al giorno. di Massimo Mantellini (da ilpost.it)