Per il direttore della Mostra lagunare, Alberto Barbera, riguardo al cinema italiano la stagione si è rivelata “Ottima. Perché alla quantità sempre alta dei film prodotti, quest’anno si è aggiunta una notevole qualità media. E per questo ci siamo trovati piacevolmente in difficoltà avendo visto tanti film interessanti da scegliere. Questo è il motivo della presenza dei molti film italiani nelle varie sezioni; mi sembra che il giovane cinema italiano stia vivendo un cambio generazionale che lo porta a confrontarsi più agevolmente con il mercato. Non solo interno, ma anche estero”. di Vincenzo Basile
Dopo un film come Tortilla y cinema, Le ventre de Juliette, Seraphine, Où va la nuit, Violette, ancora una volta il regista Martin Provost ci presenta due figure femminili in Sage Femme (Quello che so di lei). di Giovanna D’Arbitrio
Fortunata, il film diretto da Sergio Castellito su sceneggiatura di Margaret Mazzantini, presentato a Cannes nella sezione “un certain regard”, sta riscuotendo un notevole successo di pubblico. di Giovanna D’Arbitrio
Non c’è nessun ghiaccio da rompere incontrando Gilles Jacob, il nume tutelare del Festival di Cannes, colui che lo gestisce da quasi 40 anni e che ha sicuramente visto cose che noi umani… è un gentlemen di una tale affabilità che il problema non si pone. intervista di Vincenzo Basile
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La cerimonia della premiazione, dopo il prologo della Bellucci sul senso e la funzione del cinema e sul ruolo delle donne in generale e nel cinema in specie, ha iniziato per bocca del presidente Pedro Almodovar, con la consegna del premio Camera d’oro, dedicato alle opere prime, a June Femme, lungometraggio di Léonor Serraille. La protagonista, Laetitia Dosch è stata la prima a salire sul palco. In grande difficoltà emotiva ha ringraziato tutti quelli che l’hanno sostenuta durante le riprese che ha dovuto affrontare in piena gravidanza. di Vincenzo Basile
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Happy End è la cronaca dell'implosione indentitaria di una famiglia dell’alta borghesia francese, chiusa nel suo arroccamento sociale ed economico per difendersi da contaminazioni di ogni genere, non ultima quella dell’immigrazione in corso, a Calais. Il regista si serve ancora di Isabelle Huppert e di Jean Louis Trintignant, con i quali costruì Amour (2012) forse la sua opera maggiore, almeno finora. di Vincenzo Basile
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