Nelle ultime settimane, in vista del voto per la Presidenza della Repubblica, si è registrata una generale convergenza tra i soggetti politici per mantenere Mario Draghi a Palazzo Chigi ed evitare un suo trasloco al Quirinale. Inizialmente si era pronunciato in tal senso soltanto il PD, ma in seguito anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, con il silenzio (assenso?) della Lega, ha esplicitato l’opportunità di non interrompere l’esperienza governativa dell’ex presidente della BCE. Anche gli imprevisti avvicinamenti tra la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il segretario del PD, Enrico Letta, circa l’eventualità di anticipare il voto politico hanno più le sembianze di cortine fumogene che non quelle di un convinto sostegno alla candidatura di Draghi, che da parte loro i 5Stelle temono proprio perché potrebbe comportare il ritorno alle urne… di Luigi O. Rintallo
- Verso l’elezione del Presidente della Repubblica. Agenda storico-politica (1) di L.O.R.
- Il caso Leone: quando il presidente è un ostacolo per il partito del Quirinale. Agenda storico-politica (2) di L.O.R.
Nella generale coltre di silenzio calata dai media di principale impatto sui sei referendum per la “Giustizia Giusta”, sono ben pochi coloro che si sono accorti del loro accoglimento da parte della Corte di Cassazione. Quest’ultima ha potuto risparmiarsi le lunghe procedure di verifica sulle centinaia di migliaia di firme sottoscritte dai cittadini durante l’estate, dopo che nove consigli regionali (Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto) hanno votato i quesiti presentati dal Comitato referendario e così ora si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale, dal quale dipende il giudizio sull’ammissibilità dei referendum e il loro conseguente svolgimento… di Luigi O. Rintallo
1. La crisi politico-istituzionale italiana ha radici antiche. È parte della crisi dell’Europa e dell’Occidente, che si consuma nell’assenza da decenni di un nuovo ordine mondiale, ma ha una sua specificità che merita di essere interpretata in modo più diretto e preciso. La radice antica di questo stato di cose - lo abbiamo scritto a più riprese su Quaderni Radicali e Agenzia Radicale - è riportabile a quello che può essere descritto come il ruolo che il Paese ha avuto nel dopoguerra nella logica di quello che fu chiamato il “bipolarismo coatto”. La spartizione del mondo tra le due potenze di allora, gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica, portò il Bel Paese ad esser frontiera tra i due blocchi e terreno di scambio da cui maturarono il processo politico istituzionale e il ruolo dei partiti (degenerato poi in quella partitocrazia occupatrice delle istituzioni) che stabilizzò il carattere consociativo della nostra realtà. di Giuseppe Rippa
Molte volte i mandati presidenziali hanno coinciso con crocevia importanti dal punto di vista storico-politico dell’Italia repubblicana. Quasi sempre questi punti di passaggio hanno visto manifestarsi da un lato la consapevolezza della necessità di un mutamento significativo e, dall’altro lato, una pervicace volontà restaurativa con l’obiettivo di non pregiudicare un assetto consolidato di gestioni e relazioni, che in qualche modo finisce per identificarsi con quello che potremmo anche definire, come ripete spesso Giuseppe Rippa, il “partito del Quirinale”. Da intendersi, tuttavia, non tanto come gruppo di forze o persone, quanto di una convergente disposizione di volta in volta calata in apparati e settori che esercitano un indubbio potere condizionatorio. di Luigi O. Rintallo
- Verso l’elezione del Presidente della Repubblica. Agenda storico-politica (1)
L’ultima elezione del Capo dello Stato nella cosiddetta prima Repubblica fu quella di Scalfaro. Nel 1992, mentre si era in piena Tangentopoli e sotto lo choc degli attentati mafiosi, fu Marco Pannella a puntare sull’esponente democristiano presentato come una sorta di Pertini cattolico. In seguito il leader radicale dovette ricredersi, tanto da giungere a promuovere una raccolta di firme per sfiduciarlo dopo le forzature impresse alla dialettica politica dal colle più alto di Roma… di Luigi O. Rintallo
Con il governo Draghi registriamo oggi la marginalizzazione delle forze politiche. Si potrebbe dire che l’emergenza Covid è servita per far emergere in tutta la sua dimensione la crisi di sistema della politica italiana, dove i partiti sono ben lontani dall’esercitare quella funzione di indirizzo che attribuisce loro il dettato costituzionale. Nella sua qualità di esponente di primo piano dell’establishment economico-finanziario che, di fatto, ha soppiantato da tempo la politica, Mario Draghi opera in una condizione ben diversa dai precedenti “tecnici” trovatisi in passato a guidare il governo italiano. Più che a un civil servant ci troviamo di fronte a un commissario non vogliamo dire liquidatorio, ma di certo dotato di un’investitura che trascende gli equilibri interni. di Luigi O. Rintallo
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
è uscito il libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "Napoli dove vai" |
è uscito il nuovo libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "l'altro Radicale disponibile |