Non solo Grillo ha deciso di approfittare dello sbandamento del Partito Democratico sui diritti dei gay. Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro ha infatti rilasciato un lungo e chiaro proclama: “Quella sui diritti della persona è una battaglia che dovrebbe essere trasversale e condivisa da tutti: laici e cattolici...
Dalla democrazia interna del “movimento” ai diritti dei gay, quella che è finita è stata un’altra settimana fitta di contraddizioni grilline, ormai sempre più evidenti e facili da rintracciare. di Ermes Antonucci
Con Berlusconi riscendono in campo gli anti-berlusconiani.“Meno male che Silvio c’è” è il ritornello che sotto sotto viene cantato da qualche giorno da tutti quelli che in modo o nell’altro hanno fatto fortuna contro Berlusconi. Qualche mese fa scrivevamo della crisi dell’indotto provocata dall’uscita di scena del Cavaliere: “…fonte di guadagno inognidove del pianeta, musa ispiratrice per titolisti di giornali, comici e cabarettisti anche d'oltreoceano;...motivo del successo di capipopolo alla Di Pietro o di depositari di giustizia e verità...
I matrimoni gay dividono il Pd. Il fatto non è poi così nuovo. Si conoscono infatti le differenze fra le due anime di un partito, con dna catto-comunista, su temi scabrosi come quello delle unioni civili, di fatto e/o omosessuali che in passato hanno partorito proposte di legge con acronimi bizzarri (Pacs,Dico, Didore…).
Ha detto Beppe Grillo: “L’attuale fregola per modificare la legge elettorale deriva dalla paura di mollare le poltrone, e forse anche il governo. Con il Porcellum, del quale per tutta una legislatura non è fregato nulla a nessuno, il M5S potrebbe ottenere il premio di maggioranza”.
Eppure, in proposito, per anni e fino a solo pochi mesi, il leader del Movimento 5 Stelle non la pensava proprio cosi. Leggere per credere. di Ermes Antonucci
Ha attribuito ai Radicali un “complotto” non vero, accusandoli di aver manipolato le firme raccolte a sostegno della lista per le regionali del 2010. Per questo motivo il pm di Milano, Mauro Clerici, ha richiesto per Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia imputato per diffamazione a mezzo stampa, una condanna a un anno di reclusione e 500 euro di multa, senza attenuanti generiche.
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