Si è sviluppata durante la quarantena una silenziosa epidemia la cui vittima è la risposta di giustizia che il cittadino chiede alle Istituzioni. Il “paziente zero” è stato il decreto che ha sospeso i termini di tutti i procedimenti e inibito l’inizio di azioni giudiziarie, nel tentativo di diminuire l’afflusso di persone presso i Tribunali: subito si osserva che già da tempo l’avvento del processo telematico almeno per il settore civile aveva grandemente ridotto gli accessi agli Uffici. di Erika Forieri (avvocato)
L’attuale momento di pandemia è decisamente grave e impone a ogni cittadino il dovere di collaborare costruttivamente alla gestione dell’emergenza. Non è, dunque, in alcun modo nostra intenzione minare la credibilità di alcuna delle pubbliche autorità impegnate nei loro compiti né sottovalutare l’oggettiva difficoltà di esercitare questi ultimi in maniera adeguata.
- Il cosiddetto processo da remoto è un non-processo di Massimiliano Siddi
Il 25 aprile ricorre l’anniversario della Liberazione e da allora sono passati tre quarti di secolo che hanno visto il trionfo dei partiti di massa… la fine della Monarchia … la Costituzione … la lunga storia dei sei partiti che si richiamano alla Resistenza … e l’arrivo del partito radicale di Marco Pannella con le battaglie per i diritti civili e la società aperta… la fine del Pci e di tutti gli altri partiti… E allora oggi c’è una domanda alla quale pur occorre rispondere: dove è finita la vecchia classe politica? Perché si parla da tempo di due Repubbliche e anche di una terza? È un errore. di Silvio Pergameno
Con un comunicato dell’ufficio stampa la Corte costituzionale ha informato che l’applicazione retroattiva della legge “Spazzacorrotti” è llegittima. Il numero di Quaderni Radicali n. 116 (speciale luglio 2019) aveva pubblicato un articolo dell’avvocato Fabio Viglione, rilanciato poi da Agenzia Radicale, in cui veniva sottolineato come la cosiddetta “Spazzacorrotti” fosse incostituzionale. Pubblichiamo di seguito Il comunicato della Corte del 12 febbraio 2020 e l’articolo completo dell’avvocato Viglione su Quaderni Radicali.
Il dibattito sulla prescrizione continua. La riforma, in vigore dal primo gennaio del 2020, prevedendo “la sospensione della prescrizione” dalla sentenza di primo grado fino alla esecutività del provvedimento ne ha di fatto segnato l’abolizione. Davvero incredibile come questa riforma sia stata concepita nell’ambito di una cornice annunciata in nome di una riduzione dei tempi del processo. Di quella cornice, ad oggi, non è rimasto nulla di concreto, solo il vuoto di una riforma che ha la pretesa di cominciare la costruzione dal tetto di un palazzo senza fondamenta. È stata varata una riforma che non ha alcuna concreta incidenza nel miglioramento della qualità del processo e che lo ha allontanato da quella “ragionevole durata” prevista dalla Costituzione. Con buona pace della presunzione di innocenza e dell’inviolabilità del diritto di difesa. di Fabio Viglione
- La riforma della Giustizia è … prescritta. Conversazione dell’avvocato Fabio Viglione con Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
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