Su «la Repubblica» Maria Elena Vincenzi scomoda Luigi Einaudi, la "prefettocrazia" di Salvemini e finanche lo scrittore della Finis Austriae Joseph Roth che parlava di burocrazia "ottusa e nera", per bombardare il prefetto di Perugia Antonio Reppucci. E di certo il prefetto ci ha messo del suo per mettersi nella condizione di incarnare l’"arroganza" del potere burocratico, con quella conferenza stampa piena di espressioni colorite e che culminano con la denuncia dell’arretramento delle famiglie e la caduta del ruolo genitoriale. di Luigi O. Rintallo
“Renzi è passato dalla rottamazione al riciclo”. A dirlo, nel settembre 2013, era nientemeno che Matteo Orfini, allora uno dei più fervidi anti-renziani, oggi però anch’egli riciclato e nominato, su proposta proprio di Renzi, presidente del Partito Democratico. di Ermes Antonucci
A proposito di semplificazione di cui tanto si parla come necessità ineludibile, le leggi elettorali su cui ferve il dibattito politico costituiscono prova lampante della sublime arte italica di ingarbugliare le cose, cosicché il cosiddetto Porcellum di Roberto Calderoli è roba da dilettanti. di Antonio Marulo
“... L’espressione ‘rimandare a miglior tempo’ non fa davvero al caso, se si rimanda, si rimanda a peggior tempo. Un simile problema non può trovare nel tempo attenuazione: può soltanto aggravarsi. E si aggraverà se non si trova rimedio”. Lo scriveva Leonardo Sciascia in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 7 agosto 1983, riferendosi al programma del Governo appena formato dall’On. Cossiga. di Gianfranco Spadaccia
Vecchia questione che si trascina dai tempi del referendum del 1987 (promosso dal partito radicale), quando una fortissima maggioranza del paese si espresse per l’affermazione di un principio di responsabilità dei giudici per danno ingiusto arrecato al cittadino. di Silvio Pergameno
“Non ho mai preso i Radicali come esempio di legalità”. Questa affermazione – a margine di commenti sulla responsabilità civile dei magistrati e sul referendum disatteso voluto dai radicali, si commenta da sola. Ancora di più se si considera che a dar fiato improprio alle corde vocali è stato Marco Travaglio. Sì, proprio lui: quello che ha definito giorni fa la presunzione d'innocenza un "gargarismo". di Antonio Marulo
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