Che un gruppo significativo di sacerdoti e diaconi della Chiesa ortodossa russa abbiano promosso un appello per la riconciliazione e la fine della guerra è un fatto di notevole rilevanza. Infatti Kirill (Cirillo I), il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, è finito nel mirino per il suo silenzio a fronte dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia (Il Giorno 5 marzo 2022). Il fatto che negli ultimi giorni si sono moltiplicate anche all'interno della stessa chiesa ortodossa russa, della quale il primate è il primo punto di riferimento, le iniziative di critica aperta all'azione militare ha un valore grandissimo. L’Appello è un tentativo di convincere il patriarca a muoversi in prima persona - con una dichiarazione o un gesto simbolico. per cercare di "bloccare" Vladimir Putin. Kirill I, al momento, resta in silenzio. Nessuna parola esplicita contro l’attacco, anzi, il contrario...!!!
Di seguito l’appello con i primi firmatari del clero ortodosso russo…
Il 28 febbraio 2022 il quotidiano liberale Novaya Gazeta, curato dal premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, ha pubblicato un articolo intitolato "Mamma, ti amo, se c'è un avviso funebre, non crederci subito" basato su interviste a due Donne russe, il cui figlio e nipote erano MIA in Ucraina. Dall'intervista emerge come i giovani russi siano ingannati o costretti a arruolarsi come soldati professionisti … e sono costretti a dare contributi all'esercito e persino a pagare le loro divise… Di seguito l'articolo della corrispondente speciale del giornale Irina Tumakova "Non siamo a conoscenza delle effettive perdite subite dall'esercito russo in Ucraina - scrive - . Numerose fonti citano numeri diversi, ma sono tutti terribili e non ci sono conferme o smentite da parte del ministero della Difesa russo. E non è passata nemmeno una settimana dall'inizio dell'"operazione speciale”. L’articolo è stato pubblicato in inglese dal sito del Memri.
Il 27 febbraio 2022, Vladimir Putin ha messo in allerta speciale le forze di deterrenza nucleare russe. Mentre in Ucraina imperversava la guerra convenzionale e si parlava di guerra partigiana, la minaccia nucleare era sempre in agguato sullo sfondo. Lo stesso Putin vi ha alluso nel suo discorso alla nazione del 24 febbraio 2022, quando ha minacciato una risposta senza precedenti a chiunque avesse osato interferire con l'operazione. La stazione radio Echo of Moscow (*) ha pubblicato sul suo sito web due blog fortemente critici nei confronti di Putin che ri tornavano sulla minaccia nucleare. Il primo è di Dmitry Gudkov, un ex membro dell'opposizione sistemica… L’altro Abbas Gallyamov, ex scrittore di discorsi per Putin e consulente politico,sottolinea un’altra questione… Di seguito riportiamo la traduzione in italiano dei due interventi presa dal sito del Memri (**) in inglese…
Anna Mahjar-Barducci* è direttrice del MEMRI Russian Media Studies Project e da oltre venti anni è nella redazione di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale. Il saggio che segue descrive un quadro della Russia di Putin che nel nostro Paese è pressoché sconosciuto…
Ci sono voluti più di 20 anni prima che il presidente russo Vladimir Putin definisse la nuova ideologia russa.[1] Tuttavia, lo sviluppo di questa ideologia è in corso sin dal primo giorno della nomina di Putin a Presidente della Federazione Russa, e probabilmente non è ancora sistematizzato e finalizzato. La Costituzione russa vieta l'instaurazione di un'ideologia di stato, ma molti intellettuali russi – e lo stesso Putin – hanno spinto per il ritorno di un'ideologia e di una “nuova idea russa”. Nella formazione della nuova ideologia russa, ci sono alcuni discorsi di Putin che possono essere considerati pietre miliari… di Anna Mahjar-Barducci (MEMRI Middle East Media Research Institute)
Il famoso accademico russo Sergey Karaganov descrive il discorso del presidente russo Vladimir Putin all'ultimo Valdai Forum di ottobre[1] come il "primo grande e forte invito a reinventare l'ideologia russa per la Russia e il mondo".[2] In effetti, il discorso di Putin può essere visto come un manifesto ideologico che cerca di riportare la Russia al centro della mappa politica mondiale. Karaganov, da dodici anni consigliere del Cremlino per la politica estera, spiega che per molti anni l'economia è stata il fattore centrale per paesi e società ("è l'economia, stupido"). Tuttavia, la storia dimostra qualcos'altro. "Sì, le persone sono guidate da interessi economici, ma quando sono parzialmente soddisfatte, quando come minimo nessuno muore di fame, si rivolgono ad altri interessi come la sicurezza, l'orgoglio nazionale, le opinioni ideologiche, gli stereotipi e i bisogni culturali, ovvero i fenomeni e valori di ordine superiore", afferma Karaganov.[3] … di Anna Mahjar-Barducci* (da Memri Middle East Media Research Institute)
Nel 2014 l'imperialismo russo si è manifestato con l'occupazione della Crimea nel tentativo di creare quella che a Mosca viene chiamata Novorossiya ("Nuova Russia"), un'area a nord del Mar Nero conquistata dall'Impero russo. Tuttavia, la Russia considera la sua espansione in Ucraina un'impresa incompiuta. I cosiddetti accordi di Minsk sono stati magistralmente ideati dal Cremlino per portare alla "federalizzazione" dell'Ucraina e di conseguenza far governare questi territori indirettamente e con forza da Mosca. Non molto tempo fa, Vladislav Surkov, ex aiutante del presidente russo Vladimir Putin, ha confessato di non riuscire ancora a credere che la delegazione ucraina abbia accettato le condizioni degli accordi di Minsk… dottor Vladislav L. Inozemtsev* (da Memri)
Ogni osservatore degli sviluppi politici della Russia sa che coloro che si oppongono all'attuale regime politico su basi democratiche sono spesso etichettati (e si considerano) "liberali". Questo può sembrare profondamente fuorviante per un analista occidentale dal momento che i "liberali" russi spesso non hanno nulla in comune con i "liberali" negli Stati Uniti… dottor Vladislav L. Inozemtsev* (da Memri)
In questi anni Agenzia Radicale è tornata più volte ad occuparsi dei difficili annosi rapporti tra le “due Cine”, quella continentale con capitale Pechino, la Repubblica Popolare Cinese, quella insulare con capitale Taipei, la Repubblica di Cina nell’Isola di Taiwan. Ề uno dei retaggi della contrapposizione ideologica che ha diviso il mondo nell’incompiuto nuovo ordine geopolitico scaturito dalla Seconda Guerra Mondiale, che ha, al contrario, ingenerato problematiche ed incongruenze cristallizzate nel tempo e da cui ancora oggi è difficile liberarsi… Il presidente cinese Xi-Jinping non intende fare sconti: “… Noi non escludiamo l'uso della forza e ci riserviamo di utilizzare ogni mezzo necessario contro le forze straniere e i piccoli gruppi di indipendentisti e separatisti e contro tutte le loro attività. Ovviamente mai agiremo contro i compatrioti di Taiwan”… Quello che segue è la traduzione dal sito del MEMRI (Middle East Media Research Institute) che ripropone per iscritto ampi stralci dell’intervento televisivo del professore cinese Jin Canrong. Si tratta di un influente - potremmo definirlo un interprete fedele della linea del vertice Partito Comunista Cinese…
... Recentemente, parecchi osservatori e analisti hanno suggerito che il Partito Comunista Cinese (PCC) non ha familiarità con l'Afghanistan e i talebani e che il completo ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan lascerà Pechino di fronte ai talebani direttamente e destabilizzerà la Cina. Tuttavia, non è così. In effetti, il PCC ha un rapporto decennale con l'Afghanistan e ha rapporti con i talebani sin dagli anni ’90.nCommentando le relazioni Afghanistan-Cina, Liu Jinsong, direttore generale del Dipartimento per gli affari asiatici del ministero degli Esteri cinese ed ex ambasciatore cinese in Afghanistan, ha scritto: "La nostra amicizia è lodata per aver condiviso insieme bene e male. Sin dai tempi moderni, entrambi i paesi hanno combattuto contro il colonialismo, l'imperialismo e l'egemonia e hanno conquistato l'indipendenza nazionale a spese enormi. In questo processo, ci siamo sempre simpatizzati e sostenuti l'un l’altro.” … di Chris King* (da MEMRI)
Dal 17 al 19 settembre 2021, la Russia ha tenuto le sue ottave elezioni per la Duma di Stato, che è la camera bassa del parlamento russo. Nel mio rapporto MEMRI del 28 luglio, "Sulle prossime elezioni della Russia", ho affermato che l'esito di queste elezioni sarebbe stato sia atteso che controverso. Dopo che la maggior parte dei candidati indipendenti non è stata autorizzata a candidarsi, e i sostenitori di Alexey Navalny, il critico più acclamato e incarcerato del presidente russo Vladimir Putin, sono stati ufficialmente proclamati estremisti (anche citandoli sulla stampa quotidiana o su Internet era proibito), non c'erano dubbi che "Russia Unita" avrebbe ottenuto la maggioranza dei seggi. dottor Vladislav L. Inozemtsev * (da Memri)
I media occidentali ci raccontano che i talebani e l'Islam radicale rappresentano la cultura dell’Afghanistan. La storia del Paese però ci dimostra una realtà ben diversa. Nel 1919, dopo la sconfitta dei britannici, l’Afghanistan diventa indipendente sotto la guida del re riformatore Amanullah. Questi, assieme alla moglie Soraya, inizia una serie di riforme liberali per modernizzare il Paese. Pertanto, già nel 1919, un anno prima del suffragio universale negli Stati Uniti, decide di garantire alle donne afghane il diritto al voto. Non solo. Nei suoi soli dieci anni di regno, Amanullah abolisce la poligamia, la schiavitù, i matrimoni con spose bambine e impone gli abiti occidentali a tutti coloro che lavorano nei luoghi pubblici. Il motto del monarca era: “L’emancipazione delle donne rappresenta la chiave di volta nella struttura del nuovo Afghanistan”.
Nel 1921, inoltre, viene aperta a Kabul la prima scuola per bambine. Nel 1926, la regina Soraya è nominata ministro dell'Educazione e l'istruzione scolastica diventa obbligatoria per maschi e femmine fino alla quinta elementare. La radici dell'Afghanistan affondano profonde in una cultura liberale, promossa nel Regno di Amanullah, duratato dal 1919 al 1929.
Di tutto ciò ne hanno parlato Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa con la nipote del re Amanullah e della regina Soraya, Hamdam Malek, che vive a Roma, luogo dove i due sovrani hanno trascorso il loro esilio… Di seguito la trascrizione della conversazione e l’audio per Agenzia Radicale Video.
- C’è un altro Afghanistan: Re Amanullah nel racconto della nipote Hamdam Malek. Conversazione con Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
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