La vicenda afghana ha avuto particolare centralità nel sistema informativo nazionale e internazionale. L’11 settembre del 2001 vi fu l’attentato alle Torri Gemelle di New York. I vent’anni da quella tragedia sono stati ricordati in vario modo, ancor di più perché è coinciso con l’abbandono delle truppe americane e dei paesi alleati dell’Afghanistan, proprio poco prima di questo triste anniversario. Il racconto che è stato fatto, in quasi tutte le testate, televisive e della carta stampata, è stato espresso in modo che si più definire costruito da un’unica regia.
Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa, hanno provato a leggere per Agenzia Radicale questo doppio evento: il ventennale dell’11 settembre 200 e l’abbandono dell’Afganistan il 31 agosto 2021 con un’altra lettura…
- 11 settembre 2001: un'altra lettura. Conversazione di Anna Mahjar-Barducci con Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
Al termine di una giornata di massicce manifestazioni di tunisini esasperati dalle turpitudini di Ennahdha, in questo giorno memorabile e altamente simbolico, la festa della proclamazione della Repubblica il 25 luglio 1957, grazie alla lotta condotta dal padre dell'indipendenza Habib Bourguiba, il presidente Kaïs Saïed ha preso decisioni che segneranno una pietra miliare nella storia dell'unico e ultimo paese arabo ancora governato da teocrati travestiti da democratici, che alcuni utili idioti dell'islamo-sinistra in Francia considerano come islamisti “moderati”, o musulmani democratici, o anche “islamo-conservatori”. Tante casistiche terminologiche per contestare un fatto storico, ideologico e politico indiscutibile, ovvero che l'islamismo, dai Fratelli Musulmani a Daesh e passando per al-Qaeda, attinge alla stessa dottrina teocratica, totalitaria e terroristica la cui nascita risale al 1928 in Egitto. Come ha detto bene il presidente Al-Sisi qui a Le Figaro, "un Daechiano è un fratello musulmano malato terminale”! … di Mezri Haddad (da Le Figaro)
Cosa accade in Tunisia? Il quadro complicato e contraddittorio vede la stampa e le televisioni occidentali descrive una evoluzione che ha come risolto il racconto di un golpe. Ma se l’informazione italiana sembra muoversi in questa direzione, poco si riesce di capire sulle reale situazione. Quella tunisina è per molti l’unica vaga evoluzione democratica della pur fumosa primavera araba del 2011, con caratteri precari e con risvolti certamente non rassicuranti anche se, nel quadro che si va delineando vi sono molti elementi abbondantemente trascurati e omessi…
- Tunisia, Iran, Fratelli Musulmani. Conversazione di Anna Mahjar-Barducci con Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
Ebrahim Raisi, capo del sistema giudiziario dell’Iran, ha vinto le elezioni presidenziali in Iran. Un vero ultraconservatore come viene definito nel suo paese. È risultato eletto contro candidati che erano stati selezionati in modo preventivo e sostanzialmente antidemocratico dal Consiglio dei Guardiani, l’organo che si occupa arbitrariamente di selezionare i candidati prima di ogni elezione… Una lettura meno sommaria avrebbe fatto capire che i risultati sono molto diversi. In primo luogo bisogna ricordare che è stato il Regime che aveva affermato che questo voto (nel modo inquietante in cui è stato proposto) era un vero e proprio referendum sullo Stato Islamico dalla sua nascita ad oggi… Dissidenti coraggiosi hanno sottolineato che il boicottaggio è stato il vero vincitore. Proclamato nel paese e dagli oppositori all’estero, il boicottaggio ha dato risultati insperati. Se si considerano i circa tre milioni di schede bianche, nulle e annullate perché segnate da segni volutamente impropri, che si aggiungono a meno della metà che non è andata a votare, si scopre che la percentuale dei votanti non raggiunge il 40%… Di questo discutono Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa.
- Una diversa lettura del voto presidenziale in Iran. Conversazione tra Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
L'Unione Europea non ha preso ancora una posizione chiara sul Sahara Occidentale, territorio conteso tra il Marocco e il Fronte Polisario. Lo scorso 10 dicembre, prima che subentrasse l'amministrazione Biden, l'amministrazione Trump aveva mediato la normalizzazione dei rapporti fra Marocco e Israele. In cambio dell'accordo, Rabat aveva richiesto il riconoscimento da parte degli Stati Uniti della sovranità marocchina sul Sahara occidentale. Il riconoscimento è stato festeggiato come una grande vittoria da parte del monarca Mohammed VI, che ha voluto ringraziare Trump lo scorso 15 gennaio conferendogli un'alta onorificenza. L'amministrazione Biden ha fatto sapere che manterrà il riconoscimento americano della sovranità marocchina sul Sahara occidentale. L'Unione Europea invece continua a seguire una linea politica confusa e che va contro i propri interessi. di Anna Mahjar-Barducci
Il punto su Israele, dove all’interno del Governo si registra la presa di posizione di Naftali Bennet, leader di Yamina che ha annunciato l’intenzione di fare un governo di unità nazionale con Lapid (centro sinistra) facendo cadere l’alleanza con Netanyahu e quindi il suo Governo. "Con Lapid ci sono diversità, ma siano intenzionati a trovare l'unità. Lapid è molto maturato", ha aggiunto il leader di destra. Accadrà? Molto dipenderà dalla evoluzione della situazione che si verrà a determinare nel Parlamento israeliano e soprattutto dal rapporto sempre più complicato con Hamas che minaccia di riprendere il lancio di bombe contro Israele, prima al sud e poi in tutto il paese, se non gli sarà permesso di ricevere i soldi che il Qatar, maggior finanziatore dei gruppi terroristici dell’area mediorientale e non solo, in nome e per conto del mandante Iran, avrebbe loro inviato. Situazione sempre più complicata e che vede anche i paesi arabi degli Accordi di Abramo in tensione per lo sviluppo del quadro generale. Di tutto questo e degli sviluppi che la vicenda potrà prendere discutono Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa.
Dopo 32 anni dalla dalle strage di piazza Tienanmen del 1989 colpisce l’assordante silenzio della stampa (tv, giornali, radio) sulla vicenda. Solo l’agenzia di stampa Ansa ha dato la notizia nel nostro paese. Forse dalla Farnesina, impegnata nella subalternità con Pechino, è giunto un segnale, via della Seta, di opportunità a tacere del tragico evento, affinché la memoria cancelli quanto è accaduto….. Agenzia Radicale propone, tradotto in italiano, l’articolo di Au Ka-lun giornalista veterano da Hong Kong, che degnamente ricorda la vicenda, sottolineando come a Hong Kong, tradita dall’accodo che doveva prevedere uno Stato, due sistemi, nei fatti si sia affermato la logica di un paese, un sistema, sia stato chiuso anche il Museo del 4 giugno, in ricordo di Tienanmen, che è stato perquisito dal Dipartimento di igiene alimentare e ambientale e accusato di non possedere alcuna licenza per luoghi di intrattenimento pubblico…..
Quella tra Hamas e Israele è una tregua che è realizzata in un equilibrio precario. Dopo 11 giorni le pressioni internazionali, in ultimo soprattutto dal presidente americano Biden, hanno spinto ad accettare la mediazione egiziana. Quali sono le prossime mosse non è chiaro, soprattuto considerando che alcuni fatti emergono in modo evidente: Hamas si proclama il vincitore di questa guerra, Netanyahu afferma che l’obiettivo di mettere in ginocchio il gruppo armato di Hamas è stato raggiunto. Non si capisce in quale prospettiva considerando che in ogni caso Hamas, nello scontro interno ai palestinesi ha preso l’egemonia e la comunità internazionale sembra, inquietantemente, dare al gruppo terroristico la funzione di unico interlocutore, così come lo stesso gruppo cercava…
- Riflessioni sulla tregua tra Hamas e Israele. Conversazione tra Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
Nel conflitto tra Hamas e Israele quello che sistematicamente è stato omesso dalla informazione in Italia è che esiste una domanda di liberazione dalla dittatura di Hamas che con intensità è espressa dai palestinesi. Quelli di Israele, della Cisgiordania e anche degli oppressi di Gaza. Questi cittadini palestinesi non hanno voce, vengono utilizzati a Gaza, dai vertici di questa organizzazione terroristica, come scudi umani. C’è chi come Mohammed Massad, un ex terrorista palestinese di un gruppo armato di Jenin, è oggi contro il terrorismo, di cui si pente, ed è per la pace, che deve essere fatta con "il popolo palestinese". Il 90% del nostro popolo vuole la pace, vuole vivere. Ma chi impedisce la pace? E’ il 2% che detiene la forza e l’economia, come in ogni società. Ma da noi la forza è nelle mani dei terroristi e l’economia in quelle dei corrotti. Sono loro che impediscono la pace e al nostro popolo di vivere in sicurezza.
- Dare voce alla domanda di liberazione dei palestinesi dalla dittatura di Hamas. Conversazione di Anna Mahjar-Barducci con Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
L'attivista palestinese Mohammed Massad ha detto che Israele deve fissare l'obiettivo di liberare i palestinesi dall’occupazione di Hamas e dalla dittatura di Mahmoud Abbas al fine di raggiungere la pace e la sicurezza per i suoi cittadini. Ha fatto le sue osservazioni in un video in lingua ebraica pubblicato sulla sua pagina Facebook il 16 maggio 2021. Ha detto che i problemi non saranno risolti finché Israele non avrà stabilito un obiettivo parallelo di liberare il popolo palestinese dai suoi leader terroristi e corrotti...
Continua la guerra tra Hamas e Israele. Le reti televisive pubbliche e private e i maggiori quotidiani italiani proseguono il loro racconto strabico, mentre l’offensiva scellerata di Hamas, con il contributo materiale e economico dell’Iran, del Qatar, della Turchia e di tutti i paesi arabi anti-Israele continua la sua strategia sciagurata… I due milioni di palestinesi, prigionieri a Gaza dei vertici dell’organizzazione di Hamas, momentaneamente alleata con i "nemici interni" della jihad palestinese di Gaza con l'obiettivo di distruggere Israele, dopo essere stati affamati, vengono utilizzati come scudo umano per un folle disegno senza sbocchi e con un chiaro modello di subalternità che nulla a a che vedere con i diritti dei palestinesi, soprattutto di quelli della Striscia su cui da anni viene costruita una trama di cinismo e di assenza di rispetto anche con una propaganda inquietante e terroristica. Sabato 15 maggio 2021, piovono missili a Tel Aviv. Anna Mahjar-Barducci, da anni collaboratrice di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale era a Tel Aviv da Gerusalemme per motivi familiari insieme a suo marito e sua figlia. L’audio che segue è il racconto di quei dragati momenti vissuti intorno alle 14 nella capitale di Israele…
- 15 maggio: Missili su Tel Aviv La testimonianza diretta di Anna Mahjar Barducci (Agenzia Radicale Video)
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