Le candidature “esterne” dovevano essere la carta jolly di questa campagna elettorale a 5 Stelle. Si stanno invece trasformando in un boomerang. Dopo la gaffe dell'Ammiraglio Veri, cresce infatti il numero dei nomi “eccellenti” dal passato scomodo. In gergo tecnico grillino - a mo' di insulto infamante – costoro sarebbero dei “riciclati”. Questo in teoria; e se il problema questione riguardasse gli avversari.
Al debutto, Marianna Madia – punta di diamante delle liste veltroniane nel collegio di Roma – fu derisa e bersagliata di critiche per aver candidamente confessato la sua totale inesperienza politica. Altri tempi, seppur già percorsi dalle ondate anti-casta. Oggi siamo oltre, addirittura al vanto di essere all'oscuro, in contrapposizione alla vergogna che si dovrebbe invece provare per non essere alle prime armi. di Antonio Marulo
E dopo questa mattinata “entusiasmante”, forza, provate pure a parlare di ignoranza e incompetenza... Un piccolo esercito proveniente dalla società civile ha infatti impreziosito le liste del Movimento 5 Stelle, presentate a Roma al Tempio di Adriano. Si tratta di “eccellenze”, di “super-competenti” - almeno così dicono - che dovrebbero togliere un argomento valido di campagna elettorale agli avversari.
Non solo promesse campate in aria in questa campagna elettorale: la sfida si gioca anche fra antidoti o baluardi contro i pericoli per la nostra democrazia e il vivere civile. Ironia della sorte, proprio da chi è considerato la fonte della minaccia pare debba arrivare la nostra salvezza.
Tutto qui? Verrebbe da chiedere, dopo aver conosciuto le prime candidature “eccellenti” nelle liste del Movimento 5 Stelle. In attesa delle scelte di Di Maio e Grillo sui collegi uninominali, i fortunati estratti dalla “società civile” per ora – non ce ne vogliano i diretti interessati – non entusiasmano più di tanto. E questo non solo per il loro esiguo numero.
Il politologo Americano Joseph S. Nye ha definito il Soft Power come "il potere di seduzione che uno Stato esercita sugli altri". Nel caso dell'Italia, il proprio prestigio culturale la avvantaggia nel suo potenziale di attrazione, ma - da solo - non è sufficiente. Per dare risultati, il soft power deve essere promosso all'estero, affinché altre nazioni subiscano il fascino di un diverso Paese. In un momento in cui l'influenza dell'Italia in politica internazionale è minima, il soft power diventa uno strumento per sviluppare il suo status, una presenza a livello mondiale e una public diplomacy funzionante, oltre a un supporto internazionale. di Anna Mahjar-Barducci
- Italiani all’estero, un asset bistrattato che non interessa ai partiti di A.M.B.
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