Meno esecuzioni, ma più condanne a morte. Nel suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, Amnesty International fotografa il 2014 come anno nel quale si è registrato un allarmante aumento del numero dei paesi che hanno usato la pena di morte per contrastare reali o presunte minacce alla sicurezza collegate al terrorismo, alla criminalità o all'instabilità interna.
È prevista per oggi 31 marzo 2015 la chiusura definitiva degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: i circa 700 internati, che popolano le sei strutture rimaste, verranno in parte dimissionati e inseriti in percorsi di recupero individualizzati. I 450 pazienti ritenuti “non dimissibili” saranno, invece, destinati alle nuove Residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza detentive (Rems), che avvieranno un’azione di recupero e una rottura sostanziale con la storia di emarginazione e abbandono che i vecchi manicomi criminali e i più moderni OPG raccontano. di Ludovica Passeri
La legge c'è, ma ancora una volta le istituzioni sono pronte a non rispettarla, anche se questa riguarda il rispetto dei più basilari diritti umani. In attuazione di una legge approvata un anno fa, infatti, da domani 31 marzo 2015 i ben tristemente noti Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) verranno chiusi definitivamente. di Ermes Antonucci
“Confronto teorico”, “proposte legislative”, attenzione per le “vicende singole”: sono queste le tre prospettive indispensabili, secondo il Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, per una riflessione sulle scelte di “fine vita” che sia libera dalle trappole del pietismo, del politicismo e dell’astrazione. La questione è stata oggetto del convegno “Liberi fino alla fine: il Parlamento si faccia vivo”, che si è tenuto a Roma il 19 marzo nell’Istituto di Santa Maria in Aquiro per iniziativa delle associazioni Luca Coscioni e A Buon diritto e ha affrontato i temi di eutanasia, testamento biologico e suicidio assistito senza la presunzione di ridurne la profonda complessità. di Ludovica Passeri
La parola definitiva tocca alla Camera dei deputati, che se approverà senza modifiche il testo licenziato dal Senato, trasformerà in legge il cosiddetto Divorzio breve. Il provvedimento, passato a Montecitorio con 228 voti favorevoli, 11 contrari e 11 astenuti, abbassa infatti notevolmente il periodo di separazione prima che si possa chiedere il divorzio: dodici mesi, invece di tre anni, in caso di separazione giudiziale e soltanto sei mesi per la consensuale.
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