La strage di Nizza torna a segnare una vicenda terribile, anzitutto nella conta dei tanti morti che si aggiungono a tanti altri morti, con un ritmo impressionante, accelerato. Ma l'altro aspetto che essa mette in chiaro è che gli strumenti della guerra globale si semplificano oltre ogni immaginazione, basta ormai, per il terrorista, possedere o noleggiare un camion e lasciare, con il gesto distruttivo, la traccia indelebile della propria esistenza. La guerra globale non ha bisogno di truppe organizzate, anche se ne possiede dove si combatte in modo più tradizionale. di Biagio de Giovanni (da Il Mattino)
Ammettiamo che si tratti di un «lupo solitario». Perfino che si tratti, ancora più banalmente — se si può usare questo termine per un evento di tale smisuratezza sanguinaria — di una persona affetta da disturbi psichici. Resta il fatto che la nazionalità d’origine dell’autore della strage di Nizza, le modalità e l’obiettivo della strage stessa, il suo contesto simbolico, tutto lascia credere che Mohamed Lahouaeij Bouhlel abbia agito perlomeno — perlomeno — sotto l’influenza di quella «retorica jihadista» che, come ha scritto Le Monde, «chiama alla lotta contro gli infedeli, gli ebrei e i crociati, gli Occidentali: un discorso totalitario che predica la guerra con tutti i mezzi contro i miscredenti e altri non credenti». di Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera)
Piangiamo i nostri morti di Dacca e siamo costretti a ricordare che la guerra dei fanatici jihadisti non finisce mai, non ci dà tregua, si dissemina per il mondo, colpisce con ossessiva caparbietà. Facciamo finta di non vedere. Facciamo finta di non capire. Minimizziamo. Parliamo d’altro. Ma speriamo sempre che la strage di Parigi sia stato solo un brutto incubo. di Pierluigi Battista (Corriere della Sera)
Ci sono partite che sei sicuro di vincerle e, poi, quando sei in campo, non riesci a sbloccarle: Italia - Olanda, all’Onu, era una di queste. Con una trovata di diplomazia creativa, le due squadre, alla fine, hanno patteggiato un pareggio: bottiglia mezza piena, all’Aja; mezza vuota, da noi, che credevamo d’avere in cassaforte i voti per passare contro gli olandesi, di questi tempi un po’ in disarmo, tanto che non sono neppure arrivati alla fase finale di Euro 2016. di Giampiero Gramaglia
Il risultato del referendum sulla Brexit comporta una conseguenza immediata e diretta per il sistema giuridico dell’Unione europea, Ue, e un’altra meno immediata, ma inevitabile e centrale. di Gian Luigi Tosato (Affari Internazionali)
David Cameron ha dichiarato di fronte al Parlamento che il risultato del referendum del 23 giugno sarà definitivo e che, in caso di vittoria del fronte Brexit, attiverà la procedura prevista dall’art. 50 del Trattato sull’Unione europea, Ue. Che cosa comporterebbe tale processo? Ci si interroga anche su possibili modelli per inquadrare, nell’ipotesi di divorzio, le relazioni tra Ue e Uk. di Marco Gestri
Il caso Regeni ha suscitato una serie di valutazioni sulle relazioni che l’Italia intrattiene con l’Egitto. Anche la visita del presidente francese François Hollande al Cairo è stata commentata in Italia alla luce di questi avvenimenti. di Jean-Pierre Darnis (Affari Internazionali)
Il dottor Davigo non si fa molte illusioni sulla moralità dei politici. Personalmente me ne farei anche meno sulla moralità di coloro che li eleggono. Sulla nostra. di Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera)
Aiutate da un giornalismo pigro e fotocopiatore, dall’emergere di reati vaporosi, mai resi leggibili in modo inequivocabile, dal nome insieme altisonante e pieno di echi letterari («traffico di influenze»: geniale invenzione), le inchieste appagano come una serie tv ben costruita. Poi, non resta niente, nemmeno un ricordo, solo intrecci telefonici spudorati. E reputazioni distrutte. Oblio assoluto, però, anche per i magistrati protagonisti. Almeno una piccola soddisfazione...di Pierluigi Battista (dal corriere.it)
Nell'ultimo numero di Quaderni Radicali, nel fare un bilancio dei primi due anni di governo Renzi, non è mancata una disanima dello stato penoso in cui versa il nostro paese a proposito di Agenda digitale e di gap tecnologico, sul quale anche Renzi, al netto degli annunci, ha finora fatto poco o nulla. In questo articolo de La Stampa, qui riproposto in rassegna web, Jacopo Iacoboni mette il dito nella piaga in tema di Banda larga e, prendendo spunto dall'ennesimo proclama del premier, sottolinea una volta di più la distanza fra la fantasmagorica narrazione renziana e i fatti concreti.
Non un attentato qualunque. Nell'attacco a Bruxelles ci sono tre indicazioni che, se si vuole finalmente fare sul serio, l'Europa può usare per prendere un nuovo corso di azione contro il terrorismo. di Lucia Annunziata (Editorial Director, L'Huffington Post)