In modo non coordinato, una pluralità di forze sembra agire ormai da tempo, con scarsa consapevolezza della posta in gioco, per offrire su un piatto d’argento il Paese al movimento Cinque Stelle, fornendo ad esso la possibilità di imporre, su una parte cospicua dell’opinione pubblica, una propria egemonia culturale. di Angelo Panebianco (Corriere della Sera)
È arrivato il momento di prendere il Movimento 5 Stelle (e i suoi alleati globali) sul serio: i due volti del populismo e cosa fare da qui in poi. di Giuliano da Empoli
La ritrosia dei giornali a pubblicare i proclami e le rivendicazioni dei terroristi mi è sempre sembrata stolta. L’argomento secondo cui la pubblicazione equivarrebbe a una involontaria propaganda delle loro idee mi sembra ancora più stolto — e offensivo verso i lettori dei giornali stessi, come se questi avessero bisogno delle parafrasi dei giornalisti per capire qualcosa. Mentre non c’è nulla che possa sostituire la conoscenza diretta. E per conoscere qualcuno essenziale è sapere come parla e come scrive. di Roberto Calasso (dal corriere.it)
Le manifestazioni radicali sono un’occasione di incontri altrimenti improbabili. Avanzi di galera, specialmente. La gioia dei cronisti, ammesso che i cronisti strappino un trafiletto...Nelle manifestazioni radicali ognuno è qualcuno – cosa diversa da uno vale uno - e si può salutare calorosamente chiunque senza paura di compromettersi e di comprometterlo... di Andriano Sofri
Sono passati pochi giorni. Solo pochi giorni. E il partito è cambiato. I Cinque Stelle hanno messo lì, in un angolo, un po’ nascosto, il governo delle città e si sono tuffati nel mondo conosciuto (e più comodo) della protesta di fuoco, dove si possono tenere assieme il possibile e l’impossibile, l’Europa e la lira, il bilancio e le spese, la scienza e la profezia. Un ritorno alle origini che serve a recuperare la purezza perduta o, più banalmente, ad accontentare le anime nobili e le anime in pena, l’ansia di provarci e la paura che poi succeda. «Il complotto per farci vincere», come da (surreale e geniale) intuizione di Paola Taverna, resta la frase dell’anno e difficilmente sarà superata di qui alla fine del 2016. di Venanzio Postiglione (corriere.it)
Adesso che vengono pubblicati (da Marsilio) i diari di Nenni tra il 1973 e il 1979 — con il titolo Socialista libertario giacobino — si è portati a dar ragione alla figlia dello statista, dal momento che in quelle pagine non c’è traccia di qualcosa che assomigli neanche vagamente al memoriale di cui aveva parlato Gentili...di Paolo Mieli (dal corriere.it)
La strage di Nizza torna a segnare una vicenda terribile, anzitutto nella conta dei tanti morti che si aggiungono a tanti altri morti, con un ritmo impressionante, accelerato. Ma l'altro aspetto che essa mette in chiaro è che gli strumenti della guerra globale si semplificano oltre ogni immaginazione, basta ormai, per il terrorista, possedere o noleggiare un camion e lasciare, con il gesto distruttivo, la traccia indelebile della propria esistenza. La guerra globale non ha bisogno di truppe organizzate, anche se ne possiede dove si combatte in modo più tradizionale. di Biagio de Giovanni (da Il Mattino)
Ammettiamo che si tratti di un «lupo solitario». Perfino che si tratti, ancora più banalmente — se si può usare questo termine per un evento di tale smisuratezza sanguinaria — di una persona affetta da disturbi psichici. Resta il fatto che la nazionalità d’origine dell’autore della strage di Nizza, le modalità e l’obiettivo della strage stessa, il suo contesto simbolico, tutto lascia credere che Mohamed Lahouaeij Bouhlel abbia agito perlomeno — perlomeno — sotto l’influenza di quella «retorica jihadista» che, come ha scritto Le Monde, «chiama alla lotta contro gli infedeli, gli ebrei e i crociati, gli Occidentali: un discorso totalitario che predica la guerra con tutti i mezzi contro i miscredenti e altri non credenti». di Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera)
Piangiamo i nostri morti di Dacca e siamo costretti a ricordare che la guerra dei fanatici jihadisti non finisce mai, non ci dà tregua, si dissemina per il mondo, colpisce con ossessiva caparbietà. Facciamo finta di non vedere. Facciamo finta di non capire. Minimizziamo. Parliamo d’altro. Ma speriamo sempre che la strage di Parigi sia stato solo un brutto incubo. di Pierluigi Battista (Corriere della Sera)
Ci sono partite che sei sicuro di vincerle e, poi, quando sei in campo, non riesci a sbloccarle: Italia - Olanda, all’Onu, era una di queste. Con una trovata di diplomazia creativa, le due squadre, alla fine, hanno patteggiato un pareggio: bottiglia mezza piena, all’Aja; mezza vuota, da noi, che credevamo d’avere in cassaforte i voti per passare contro gli olandesi, di questi tempi un po’ in disarmo, tanto che non sono neppure arrivati alla fase finale di Euro 2016. di Giampiero Gramaglia
Il risultato del referendum sulla Brexit comporta una conseguenza immediata e diretta per il sistema giuridico dell’Unione europea, Ue, e un’altra meno immediata, ma inevitabile e centrale. di Gian Luigi Tosato (Affari Internazionali)