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09/06/23 ore

Poesì

POESÌ di Rino Mele. L’alba del 9 maggio 1978

Nei versi che scrivo per questa rubrica il momento della scrittura coincide con il tempo della pubblicazione (e, quindi, della lettura). Rarissime le eccezioni, oggi è la seconda volta che pubblico su Agenzia radicale, miei versi già editi. Sono quelli con cui termina Il corpo di Moro, del 2001, edizioni 10/17 (primo premio DeltaPoesia 2002), riedito quest'anno dalle edizioni Oédipus, e arricchito, reso trasparente dall'analisi critica di Niva Lorenzini. (… segue>)

POESÌ di Rino Mele. Primavera che non torna

Nel mito, Persefone (Proserpina per i Romani) è rapita dallo zio Ade (Dite) e portata a forza nel suo regno sotterraneo - l'Ade appunto - di cui diventa regina.  Ovidio, nel V libro delle Metamorfosiracconta la sbigottita angoscia della fanciulla rapita mentre, a gara con le compagne, raccoglieva fiori, ”conlecti flores tunicis cecidere remssis”. Il tonante Zeus (Giove), sollecitato dal dolore straziante della madre Demetra (Cerere), è costretto a rivendicare la propria figlia, e a costringere suo fratello Ade a restituirla almeno per pochi mesi, ogni anno. Quando Persefone ritornerà nel tripudio della terra materna, è la primavera a tornare.( … segue>)

POESÌ di Rino Mele. L'Exsultet cantato dai morti nel Sri Lanka

Sono 350 i cristiani uccisi nel Sri Lanka, il 21 aprile, la mattina del giorno di Pasqua.Riusciamo appena a parlarne,l’orrore si riflette e moltiplica in altri lividi richiami della storia. È un barocco teatro catoptrico la nostra quotidiana esperienza del tempo. Riusciamo solo a esibire l’dentificazione con il giusto sdegno delle vittime, ma abbiamo dentro di noi, ben dissimulati, angoli bui, inattraversabili, una violenza feroce, vile, che dilazioniamo, trasformiamo, mascheriamo e rendiamo accettabile al vicino. ( … segue>)

POESÌ di Rino Mele. Piove dentro Notre-Dame

Non era ancora sera, lunedì 15 aprile 2019, quando è iniziata a bruciare la cattedrale più famosa d’Occidente. Un incendio durato molte ore e cui ha assistito il mondo intero. Abbiamo visto morire la nostra storia. (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Tripoli, bel suol d'amore

“Tripoli, bel suol d’amore” è una canzone patriottica del 1911, l’anno in cui (il 5 ottobre) le truppe italiane sbarcano a Tripoli: “Sai dove sorride più magico il sol? Sul mar che ci lega con l’Africa d’or”. È la retorica bugiarda che farà da sfondo a tutta la nostra tardiva pratica colonialista, iniziata nel 1882, fino al grottesco delirio dell’impero. Ora, insieme alle altre nazioni europee colpevoli di uguali scempi, ne paghiamo un’amara pena. (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Aceto e vino d’aprile

 

Mentre inizia la guerra in Libia, e noi stupiti guardiamo questo nuovo filo che l’ago spinge a tessere la fine, viviamo questo Aprile di falsa primavera secondo le sue figure simboliche. Quelle della croce e della resurrezione. La gara di corsa tra Giovanni e Pietro, tra stupore e dolore,verso il sepolcro e chi prima giunge non entra e lascia all’altro di varcarne la soglia, è raccontata da Giovanni (20, 4-8): “Currebant autem duo simul”. La frase di Macbeth disperato (atto V scena V) è “There is nor flying hence nor tarryng here” che viene tradotto da Guido Bulla, 2008, in contrasto con l’ansia dell’epilogo, in maniera leggera, quasi a sfiorare l’aria di una commedia, “C’è poco da indugiare o scappar via”. Nei miei versi ho adottato la traduzione di Gassman, dell’83. (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Tra voce e parola il dirupo del volo

Tra la phoné, la voce originaria, e la lingua è l’incrocio dei sentieri che il destino appresta a ognuno di noi. In questi versi parlo d’inganno e di mistero, con un riferimento a Il suicidio e l’animadi James Hillman, 1964: “La parola mistero viene dal greco myein, che è usata sia per la chiusura dei petali di un fiore sia per quella delle palpebre. È un naturale movimento di occultamento, che mostra la pietà della vergogna di fronte al mistero della vita, metà della quale ha luogo nell’oscurità”. In Psicologia e poesia, 1930, Garl G. Jung scrive: "Il cosmo in cui l'uomo crede di giorno, lo deve proteggere dai timori notturni del caos". Ed è lì, in quella dimensione notturna, s'annida l'origine carsica della lingua. Nella suaPolitica,Aristotele dice: “La voce è segno del dolore e del piacere e, per questo, appartiene anche agli altri viventi (…) ma il linguaggio è per manifestare il conveniente e lo sconveniente, così come anche il giusto e l’ingiusto; questo è proprio degli uomini”.

I quaranta versi del mio testo, Tra voce e parola il dirupo del volo, terminano con un tentativo appena accennato di analisi di Las meninas di Velazquez, 1656. (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Il gatto e il diluvio

La violenza quotidiana, la povertà e l’arroganza ci feriscono e la crisi sembra senza soluzioni: la comunicazione continuamente interrotta, deviata, l’umiliazione che ne deriva, il monologo ossessivo che sopravanza ogni attesa. È il tema di questi versi appena scritti. (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Il suicidio pensato di Leopardi e L'Infinito

Ieri, nella giornata del 21 marzo dedicata all'ingresso freddo della Primavera avvelenata, e alla Poesia, innumerevoli i riferimenti a Leopardi (e a L'Infinito, scritto nel 1819, a ventun anni). (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Prigioniero di guerra

Ricordo il giorno in cui, sublime eretica e teologa, Paola Inghilleri (Lettera al teologo, edizioni Ripostes, 2001)con incandescente ardore disse che non esiste il cattivo ma il “captivus”, il prigioniero. Infine, l’episodio di cui parlo negli ultimi versi - come un nodo che rifiuta di sciogliersi - è accaduto lunedì 18 marzo a Utrecht. (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Nella 130 blu di Moro e nell’Alfetta che la segue, il sangue, la morte che soffoca

Quarantun anni fa, il 16 marzo 1978 in via Fani, a Roma, Aldo Moro è catturato dalle Brigate Rosse, nell’orrendo eccidio della scorta. Stasera, a Polla, nel Vallo di Diano, Antonio Di Nola (Logica Matematica), Emilio Giordano (Metodologia e Storia della Critica Letteraria) e Andrea Manzi (direttore del quotidiano online “Salerno Sera”) analizzano il mio libro Il corpo di Moroedito nel 2001 e ora riproposto in una seconda edizione con Oèdipus. Giovan Battista Piranesi, cui alludo in questi miei ultimissimi versi, ha inciso le sue sedici splendide tavole delle “Carceri d’invenzione” tra il 1745 e il 1750. (... segue>)